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L'indigenza galoppa, Cosenza è tra le sette maglie nere d'Italia

Ai bisognosi viene offerto anche pane caldo

Cosenza cammina con passo lento e gravido di sofferenza, in mezzo alle difficoltà di questo periodo. Uno scenario descritto dalle mille voci dei report economici e sociali che sono come la grigia e torbida luce del crepuscolo che sfuma velocemente nella notte. Diagrammi impietosi che collocano questa terra nel quadrante più a rischio dove il pianto degli ultimi rischia di diventare lamento di massa. Non c’è un solo indicatore che sia in grado di rassicurare l’umanità sempre più sofferente che vive in questa provincia. Prima la pandemia, poi l’economia di guerra hanno alzato i muri e ingravidato il fiume dell’indigenza. Aumentano le file di persone davanti ai centri d’ascolto delle Caritas e agli sportelli del Banco alimentare che da un paio d’anni, ormai, sono diventati l’ultima spiaggia per almeno 45mila persone che vivono nel Cosentino.

Meno soldi

Di recente, la Cgia di Mestre ha sfornato un report che rischiara differenze sostanziali tra le aree geografiche del paese sia nelle paghe che nelle tredicesime dei lavoratori. Milano è la città più ricca dove chi ha una occupazione stabile nel privato porta a casa una retribuzione media lorda di 2.642 euro. Cosenza è in coda alla graduatoria nazionale, in 105.ma posizione. Chi lavora qui riceve una paga lorda media di 1.140, meno della metà dei colleghi meneghini, per intenderci. Di peggio in Italia si registra solo a Nuoro e a Vibo, con stipendi ancora più bassi.

Le altre sofferenze

La povertà non è solo quella economica. L’indigenza è anche energetica, abitativa e sociale le cui vampate hanno marcato chiaramente le differenze con altri territori del paese. Il 2024 si è chiuso con la narrazione dell’Oipe (Osservatorio italiano sulle povertà energetiche) che rivela le difficoltà delle famiglie italiane e calabresi che hanno dovuto affrontare nell’anno 2023. I nuovi poveri energetici sono “invisibili”. Si tratta di famiglie nascoste, che non rivelano le loro difficoltà di tenere accesi termosifoni, camini o stufe per riscaldare le proprie abitazioni perché non hanno la capacità finanziaria per sostenerne i costi. Un disagio che diventa incompatibile con le temperature di questi tempi. Il report dell’Oipe conferma la Calabria sull’ultimo gradino della classifica nazionale in quanto a povertà energetica, col 19,1% delle famiglie che non può permettersi di vivere in una casa calda. In pratica una famiglia su cinque vive al gelo. Dati sovrapponibili alla situazione di Cosenza. La città, secondo i dati Istat e della Fondazione #conibambini, è tra le sette sorelle d’Italia (le altre sono: Foggia, Reggio Calabria, Messina, Salerno, Catania e Napoli), dove i bambini vivono in case in cattive condizioni, con problemi strutturali o di umidità, che superano il 50% del totale delle abitazioni. In Calabria, invece, il dato scende al 19,3%. Molto più marcato l’indice di sovraffollamento abitativo che tocca il 38,8%.

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