Rifiuti smaltiti illecitamente, la Dda chiude le indagini sull'impianto di Vazzano: c'è anche Eugenio Guarascio e la sorella I NOMI
La Procura della Repubblica ha concluso le indagini preliminari relativi a un'inchiesta sull’impianto di rifiuti di Vazzano, nel Vibonese, che ha coinvolto diverse aziende e figure di spicco nel settore ambientale calabrese. L’indagine, condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia (Dda), ha portato alla notifica di un avviso di conclusione delle indagini a quattordici persone fisiche e tre società.
I nomi e i reati contestati
Tra gli indagati figurano Eugenio Guarascio, 71 anni, di Lamezia Terme e sua sorella Ortenzia Guarascio, 60 anni, anche lei di Lamezia Terme; Giuseppe Antonio Caruso, 32 anni, di Lamezia Terme; Francesco Currado, 71 anni, di Curinga (direttore tecnico dell’impianto di ammendante compostato della Eco Call di Vazzano), i quali avrebbero avuto ruoli apicali nelle società coinvolte: Eco Call S.p.A., Ecologia Oggi S.p.A. e 4EL Group S.r.l.. Indagati anche Maria Carmela Amato, 47 anni, di Cosenza, Rosario Fruci, 51 anni, di Lamezia Terme, e Alessandro Giardiello, 54 anni, di Castrolibero. Le accuse mosse dalla Procura, a vario titolo, sono gravi: associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, inquinamento ambientale e gestione abusiva di rifiuti. Secondo le ricostruzioni investigative, dal marzo 2021 al marzo 2024, gli indagati avrebbero gestito illecitamente enormi quantità di rifiuti organici, dichiarandoli falsamente "ammendante compostato misto" e distribuendoli a comuni e aziende agricole. Tuttavia, le analisi di laboratorio avrebbero dimostrato che tali materiali erano inquinanti e non conformi alle normative ambientali.
Il coinvolgimento di funzionari pubblici
L’inchiesta ha rivelato un presunto sistema di complicità che coinvolge anche funzionari pubblici. Gianfranco Comito, 67 anni, di Vibo Valentia, ingegnere, dirigente del settore Ambiente della Regione Calabria (in passato anche consigliere comunale a Vibo con il Psi) e Vincenzo De Matteis, 52 anni, di San Fili, sono accusati di aver agevolato le attività illecite delle aziende coinvolte. In particolare, avrebbero concesso incrementi di quantità di rifiuti da trattare senza verificare la reale capacità dell’impianto. Anche Franco Dario Giuliano, 59 anni, di Ricadi (funzionario Arpacal di Vibo) e Nicola Anselmo Ocello, 58 anni, di Vibo Valentia (funzionario Arpacal di Vibo), sono finiti sotto indagine per omissione di atti d’ufficio. Secondo gli inquirenti, avrebbero omesso di segnalare le gravi irregolarità riscontrate negli impianti, permettendo così la continuazione delle attività illecite.
Le conseguenze ambientali e giudiziarie
Le attività illecite avrebbero provocato un grave danno ambientale, con il percolato degli impianti sversato direttamente in corsi d’acqua e il deposito abusivo di rifiuti in aree protette. Ora gli indagati avranno venti giorni per presentare memorie difensive e chiedere di essere interrogati. Trascorso questo periodo, la Procura potrà decidere se procedere con le richieste di rinvio a giudizio.