Catanzaro, Crotone, Vibo

Mercoledì 26 Febbraio 2025

"Verità e giustizia" per Cutro: Schlein sulla spiaggia di Steccato. Preghiere e candele due anni dopo il naufragio

Alle quattro del mattino le candele illuminano la spiaggia di Steccato di Cutro sulla quale il 26 febbraio 2023 si è compiuto il tragico destino di 94 persone di cui 35 bambini che erano a bordo di un caicco partito cinque giorni prima dalla Turchia carico di migranti per schiantarsi a pochi metri della riva, dalla salvezza, dalla promessa di un futuro migliore. Due anni dopo su quella spiaggia decine di persone si sono ritrovate per una veglia silenziosa, per ricordare quelle 94 vittime, i tanti, troppi bambini anche con pochi mesi di vita. Gente comune, volontari, alcuni parlamentari si sono uniti nell’abbraccio ai superstiti e ai familiari delle vittime giunti dall’estero fino a Steccato di Cutro, in cerchio attorno ai peluche e ai simboli della strage. Due rappresentanti dei familiari delle vittime e il pescatore Vincenzo Luciano che per primo ha dato soccorso ai naufraghi lanciano una corona di fiori in mare. Ci sono anche Fatima e Farzeh, parenti di alcune delle vittime, parenti di Asif - quello classificato sulla bara bianca come KR46M0 - il bambino più piccolo morto nel naufragio. La loro famiglia è stata decimata: «Abbiamo guardato il mare e abbiamo posto la stessa domanda che poniamo da due anni: perchè non sono andati a soccorrerli? Perchè non li hanno salvati?». Sulla spiaggia della morte, anche la segretaria nazionale del Pd Elly Schlein che ha partecipato (così come il segretario nazionale di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo) alla veglia iniziata con una preghiera islamica, poi seguita dalla preghiera cristiana pronunciata da mons. Savino e dalla testimonianza di Assan, un giovane siriano che nel naufragio perse lo zio e un fratellino.

Schlein: «Piena verità e giustizia»

E' quanto ha chiesto la segretaria del Partito democratico. «E' fondamentale per noi essere qui anche quest’anno, come l’anno scorso e l’anno prima, a commemorare i 94 morti e ancora non si sa quanti dispersi, della strage di Cutro - ha spiegato Schlein - è importante essere qui accanto ai familiari, ai sopravvissuti che hanno portato le loro testimonianze, per chiedere insieme a loro verità e giustizia su quello che è accaduto. Stiamo ancora facendo la domanda che facevamo due anni fa - ha aggiunto la segretaria dem - e la domanda è molto semplice: perchè non sono partiti mezzi adeguati, perchè non è partita la Guardia costiera? La magistratura sta facendo il suo lavoro, ci sono i processi in corso, quelli non ci competono, ma c'è una domanda politica che ancora aspetta risposta per queste vittime e per i familiari che ancora oggi qui chiedono giustizia». Schlein ha aggiunto ancora che «è stato importante anche riabbracciare i pescatori che hanno tirato fuori i corpi dall’acqua, li avevamo già incontrati l’anno scorso. Noi continueremo a insistere per la piena verità e giustizia, continueremo a essere al loro fianco - ha concluso - per ottenerle rispetto per quella che è stata una strage». La segretaria dem era accompagnata dal senatore Nicola Irto, segretario regionale del Pd, dall’europarlamentare Sandro Ruotolo, dai deputati Nico Stumpo e Paolo Ciani. Non è voluto mancare all'appuntamento mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano e vicepresidente della Conferenza episcopale italiana, anche lui è tornato a chiedere "verità e giustizia" per vittime e familiari. «Sulla questione dell’immigrazione ci stiamo giocando la democrazia, la civiltà. Stiamo riportando le lancette della storia ai momenti più bui. Si faccia verità su tutte le stragi, da Lampedusa a Cutro». Accanto a Schlein, monsignor Savino ha chiesto che «il silenzio ci faccia recuperare il senso di ciò che è accaduto, ci aiuti a chiedere verità e giustizia perchè, se il nostro pregare non implica la verità e la giustizia rispetto a questa tragedia che si è verificata qui due anni fa, noi corriamo il rischio anche di offendere, di violentare la preghiera che rivolgiamo a Dio». Per il presule «è importante fare memoria dopo due anni, non possiamo dimenticare, ogni dimenticanza diventa complicità, diventa organica a chi non ha compreso che la questione migranti non va affrontata con un atteggiamento che vede sempre e comunque nel fratello e sorella immigrati un problema e non una risorsa. Al di là di ogni appartenenza, sulla questione dell’immigrazione - ha ammonito Savino - ci giochiamo una democrazia più matura, una democrazia compiuta, ci stiamo giocando la civiltà». E ancora per il vescovo di Cassano «fare memoria significa attivare processi di cambiamento soprattutto dei nostri atteggiamenti culturali e politici rispetto al fenomeno immigratorio. La storia ci insegna che ogni popolo è figlio dell’incontro di culture diverse ma ho la percezione per non dire la certezza che la storia non ci sta insegnando nulla. Stiamo riportando le lancette della storia ai tempi più bui. Quando sento parlare oggi di deportazione, quando vedo le immagini di fratelli e sorelle in catene mi chiedo: dove siamo arrivati? Non ci ha insegnato nulla la banalità del male? Oggi mi preoccupa il male della banalità, mi preoccupano contiguità, attiguità, atteggiamenti organici a chi crede che i fili spinati, i muri siano la soluzione ai problemi della storia». L’esortazione del vescovo è stata allora quella di «diventare soggetti capaci di capovolgere quello che sta accadendo qui e altrove in questo frangente della storia» ed ha ricordato i verbi consegnati dal papa Francesco nel suo manifesto programmatico: accoglienza, ascolto, accompagnamento, integrazione. «La sfida - ha indicato Savino - si chiama proprio integrazione, gli immigrati sono fratelli, amici, compagni con i quali costruire una società alta e altra, una società dei diritti non dell’indifferenza e della negazione dell’altro. Sulla fraternità ha fallito la modernità, la post modernità, stiamo fallendo anche noi». Per questo - ha detto il presule - «sento di dover dire ai familiari, ai superstiti ciò che dissi inginocchiandomi dinanzi alle bare: vi chiedo perdono, vi chiedo perdono, vi chiedo perdono, perchè non è possibile nel terzo millennio passare dal Mediterraneo al Cpr». Monsignor Savino ha infine invocato, ancora una volta, «memoria, verità e giustizia per tutte le stragi, che non ci siano mai più stragi di Lampedusa, di Roccella, di Cutro e che da qui nasca una coscienza collettiva capace di dire che vivere con fratelli e sorelle immigrati è possibile, anzi si deve perchè è un diritto che appartiene non solo a noi italiani ma al mondo intero e dalla globalizzazione dell’indifferenza dobbiamo passare alla globalizzazione dei diritti, su questo ci giochiamo il presente e il futuro».

Occhiuto, tutta la Calabria ricorda le vittime innocenti di quel naufragio

“Sono trascorsi due anni dalla strage di Cutro, una tragedia che si consumò alle porte delle nostre coste a causa di un naufragio che provocò 94 morti e diversi dispersi. Le vittime erano tutte in fuga dalla fame e dalla guerra, e alla ricerca di una strada di speranza, un futuro dignitoso e di libertà. La Calabria mostrò, fin dalle prime ore drammatiche di quel terribile evento, il volto della solidarietà e una straordinaria umanità. Il cuore della nostra Regione non si rivelò solo nell’imminenza di quella strage, ma durante le decine e decine di sbarchi avvenuti anche in seguito sulle coste ioniche. In molteplici occasioni, grazie soprattutto ai nostri generosi sindaci, non abbiamo mai fatto venir meno quell’accoglienza che ha sempre contraddistinto i calabresi in tanti di secoli di storia. Oggi, non solo è doveroso ricordare le vittime innocenti di quel naufragio e di tutti i drammatici eventi di morte causati da tali esodi verso l’occidente. Oggi, deve essere sempre più forte l’impegno dell’Italia e dell’Europa, affinché queste tragedie non accadano più. Lo sforzo di tutta la comunità internazionale, a prescindere dalle sensibilità e dalle appartenenze politiche, deve essere concentrato sempre di più in strategie per gestire le migrazioni in sicurezza e, soprattutto, per fare in modo che nei Paesi meno sviluppati si creino condizioni strutturali di crescita e per una migliore qualità della vita”.

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