
Le «testimonianze», sebbene «in parte contrastanti tra loro», e le «immagini estrapolate dai video» escludono il «dolo omicidiario» per i tre componenti della famiglia Chimirri in occasione della prima aggressione subita dal poliziotto Giuseppe Sortino. Il viceispettore della Questura di Crotone il 7 ottobre 2024 ha ucciso Francesco Chimirri, il pizzaiolo tik-toker di 44 anni, con un colpo esploso dalla sua pistola d'ordinanza al culmine di una colluttazione avvenuta nel quartiere Lampanaro.
Per i giudici del Riesame in questa prima fase dell’episodio poi sfociato nella morte del 44enne, quest’ultimo e gli altri componenti della sua famiglia che si sarebbero scagliati contro il poliziotto non avrebbero voluto ucciderlo. Una particolari per i giudici che si evincerebbe dalla «tipologia dei colpi inferti (pugni)» e «per la mancanza di utilizzo di armi proprie o armi bianche, o qualsivoglia oggetto idoneo a colpire mortalmente». Dall'altro per il fatto che «i colpi venivano indirizzati al poliziotto senza una precisa individuazione delle parti vitali da colpire, bensì sulla base della concitazione (ingiustificata) del momento». Così scrive il Tribunale del riesame di Catanzaro. Che, nelle motivazioni dell'ordinanza con la quale il 17 dicembre scorso ha sostituito la misura cautelare in carcere con gli arresti domiciliari ai quattro Chimirri sott'inchiesta. Il Tribunale ha fornito una ricostruzione del primo pestaggio patito dall'agente differente rispetto alla tesi elaborata dalla Procura di Crotone.

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