
C’è Ahmed, che da Gaza vorrebbe portare in Europa i propri figli. C’è Assad, fuggito dalla guerra in Siria, che vorrebbe poter accogliere in Germania la sua famiglia rimasta bloccata in Turchia. E poi Abas, che a nome di molti suoi compagni chiede ufficialmente al Governo italiano «di aiutarci a riunirci con i restanti membri delle nostre famiglie», perché «essere insieme a loro allevierà il nostro dolore e ci darà speranza per un futuro migliore».
Tutti e tre erano a bordo del caicco “Summer love” naufragato il 26 febbraio 2023 a pochi metri dalla spiaggia di Steccato di Cutro. Si sono salvati, ma tra le 94 vittime e nel numero imprecisato di dispersi contano diversi familiari. E su quella spiaggia sono tornati nel secondo anniversario della strage, per fare memoria di morti e dispersi, certo, ma anche per chiedere il rispetto delle promesse che il Governo aveva fatto all’indomani del naufragio. Il nodo più doloroso riguarda il ricongiungimento con quel che resta delle loro famiglie. «Il provvedimento avrebbe dovuto interessare circa 200 persone – spiega Manuelita Scigliano della “Rete 26 febbraio” – mentre solo qualcuno di loro è riuscito a raggiungere l’Europa, la maggior parte è ancora in transito nella rotta migratoria, bloccata nei campi di Turchia e Iran». C’era anche Assad il 16 marzo 2023 tra i superstiti e parenti della vittime ricevuti a Palazzo Chigi per un incontro con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il ministro degli Esteri Antonio Tajani. «Mi avevano promesso – racconta – che li avrebbero aiutati, ma con me ho potuto portare solo la salma di mio fratello». Un bambino di sette anni morto di freddo, in mare, in attesa dei soccorsi.

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