«Noi da sempre abbiamo avuto dal Ministero e da tutti l’aspettativa che prima o poi la Regione avrebbe preso atto della realtà e avrebbe rimosso un vincolo che tecnicamente non ha nessuna ragione». Lo ha detto Paolo Grossi, amministratore delegato di Eni Rewind, parlando alla Commissione Ecomafie del Paur che dal 2019 vieta di portare negli impianti calabresi i rifiuti pericolosi dell'ex area industriale di Crotone. Il manager ha relazionato il 17 febbraio davanti all'organismo parlamentare, presieduto dal deputato Jacopo Morrone, che ha fatto tappa in città per capire il perché la società dell'Eni non abbia ancora avviato la bonifica del Sin di Crotone. E per fare ciò hanno tenuto una serie di audizioni in Prefettura i cui contenuti sono stati adesso trascritti. Il manager ha elencato le ragioni che - a detta sua - stanno impedendo all'azienda di iniziare i lavori conferendo nella discarica di Columbra le scorie pericolose, come l'1 agosto 2024 aveva deciso il Ministero dell'Ambiente della sicurezza energetica approvando con decreto il progetto stralcio del Pob Fase 2 della multinazionale. Com'è noto, Regione, Provincia e Comune di Crotone si sono opposti allo smaltimento "in loco" - ricorrendo al Tar della Calabria contro il decreto - alla luce del vincolo Paur. «Nel 2019 - ha proseguito Grossi - c’era una Giunta (regionale, ndc) di colore diverso da oggi che, a un certo punto ha messo il timbro su questa cosa che, chiaramente, si vende molto bene: i veleni devono andare fuori da Crotone. Peccato che poi la stessa Giunta non aveva ridotto la capacità di discarica o aveva chiuso la discarica». Quindi, è «politico» il motivo dell'impasse secondo l'ad.