
La fine del mese di marzo ha portato con sè delle sorprese "bellissime" nelle uova di Pasqua della popolazione di Vibo e provincia. Strade che cadono giù, massi che crollano e volano in strada come se nulla fosse e con il rischio che ci scappi il morto. Nulla di nuovo sotto il sole, in un territorio, quello vibonese, in cui la politica cieca e sorda guarda avanti come se nulla fosse.
L'alluvione del 2006 non ha insegnato niente
Un territorio abbandonato dalle Istituzioni locali e regionali dove nel corso di questi ultimi 20 anni (per rimanere nel range temporale post alluvione del 2006) si è fatto poco o nulla sul tema del dissesto idrogeologico. A nulla è servita l'alluvione del 2006 che ha spazzato vite e speranze, che ha distrutto la vita di decine di famiglie, che ha messo in ginocchio la popolazione in particolar modo delle frazioni marine. La politica cieca e sorda prosegue nella sua impotenza ed incompetenza, nella sua opera di smistamento di finanziamenti a pioggia conquistati a Roma nelle varie sessioni di bilancio e strombazzate ai quattro venti nei confronti degli enti locali felici di ricevere somme più o meno cospicue tendenti a risolvere qualche "buco" (o buca se preferite) di qua e di là, senza mai aggredire con efficacia il problema da risolvere. Il problema che riguarda tutta la comunità e non l'amico sindaco o assessore o consigliere comunale da accontentare.
Il territorio frana giù
Le chiusure della Statale 18 e della strada provinciale 5 Pizzo-Maierato-S. Onofrio rischiano di mettere in ginocchio il già fragile tessuto socio-economico del territorio. Prima la caduta massi poco sopra Longobardi con la chiusura dell'arteria che collega Vibo Marina e Pizzo a Vibo attraverso la SS 18. Poi la collina che frana giù ieri pomeriggio con un enorme masso caduto sulla strada sulla Sp 5 tra Maierato e Pizzo. Si è sfiorata la tragedia in entrambi i casi e in entrambi i casi si è arrivati alla chiusura inevitabile delle arterie. E ancora, anche nell'entroterra e sulla costa sono diversi i casi di frane che hanno messo in seria difficoltà la viabilità.
Le alternative rappresentano un serio pericolo
Oggi chi da Vibo Marina e da Pizzo deve raggiungere Vibo ha davanti due alternative. O la strada provinciale che da Portosalvo, passando per Triparni, porta alla città capoluogo o il tratto autostradale di quasi 10 km tra Pizzo e Sant'Onofrio. In entrambi i casi siamo davanti a due percorsi assai pericolosi: la Sp che collega la zona industriale di Portosalvo a Vibo è una strada costellata di buche, voragini, curve pericolose e più volte è stata richiamata all'attenzione della Provincia di Vibo. Il tratto autostradale di 10 km che dallo svincolo di Pizzo porta allo svincolo di Sant'Onofrio è ancora oggetto di lavori (da svariati anni ormai) con restringimenti vari in più punti e con un manto stradale che lascia veramente a desiderare. Una situazione da terzo mondo che non può essere più tollerata da una popolazione vibonese già pesantemente colpita: basti pensare allo stato in cui versa la sanità pubblica.
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