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Crotone, la Cenerentola d'Italia al centro di affari milionari

Le risorse della bonifica, i pozzi di metano off shore ma anche il progetto “Antica Kroton: carte da giocare per voltare pagina

«C
osì quelli che sono ultimi saranno i primi…». Se il Vangelo di Matteo dà speranza agli ultimi in chiave spirituale, la realtà crotonese può contare su qualcosa di ben più concreto per uscire dalle secche di una profonda crisi che negli ultimi anni l’hanno collocata nel fondo delle classifiche nazionali su qualità della vita, lavoro, ricchezza prodotta. La “Cenerentola d’Italia”, ha infatti molte frecce per il suo arco. Strali potenzialmente efficaci per scommettere su un possibile sviluppo. Ambiente con il necessario risanamento delle aree industriali dismesse, energia, archeologia, sono alcune delle questioni che si incrociano su un territorio, un tempo, faro industriale di una regione a vocazione rurale. La crisi della chimica e della metallurgia della fine del ‘900 ha trascinato con sé cancellandola in un paio di lustri, una realtà fatta di lavoro e di ricchezza anche culturale. Dopo quella “debacle” la città si è piegata in se stessa e la classe dirigente non ha saputo costruire una visione alternativa alla Crotone delle grandi fabbriche Montedison e Pertusola Sud che dopo settant’anni di vita, hanno lasciato una pesante eredità ambientale. Da qui la necessità di un risanamento radicale dei 520 ettari che costituiscono il Sito di interesse nazionale di Crotone.
La bonifica (al centro attualmente di un acceso dibattito legato alle scelte sulle modalità di smaltimento dei rifiuti industriali prodotti dal risanamento), rappresenta la questione delle questioni. Ma è anche un’opportunità di non poco conto. Eni- Rewind (la società che gestisce il sito industriale dismesso), sostiene di aver speso finora, 200 milioni di euro, tra le demolizioni di ciminiere e capannoni e la realizzazione di barriere idrauliche nelle acque antistanti l’area industriale. Barriere che dovrebbero frenare lo scivolamento a mare delle sostanze contaminate. La multinazionale del gruppo Eni, ha in preventivo di investire altri 160 milioni di euro nel secondo tempo della bonifica (il Pob 2). A queste risorse vanno aggiunti altri 65 milioni di euro – già versati dalla società come indennizzo per danni ambientali, in seguito a una sentenza del Tribunale di Milano – che sono gestiti dall’Ufficio del commissario per gli interventi di bonifica del Sin di Crotone-Cassano-Cerchiara. Somme, che verranno utilizzate per risanare le aree pubbliche e private (tra cui anche l’ex discarica per rifiuti urbani di Tufolo-Farina), contaminate dal Conglomerato idraulico catalizzato (Cic): una miscela composta anche da scorie industriali, utilizzata nei lavori edili.
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