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Omicidi, estorsioni e armi nel Catanzarese. Guarnieri “inchioda” il clan

Il nuovo pentito racconta ai pm della Dda: a 19 anni avevo già partecipato a due agguati mortali. L’azionista della cosca di Roccelletta di Borgia sarebbe stato battezzato nel carcere di Catanzaro

Ad appena 19 anni il suo curriculum criminale poteva “vantare” la partecipazione a due agguati mortali, in discoteca ci andava per riscuotere il pizzo e faceva da corriere per carichi di cocaina. Ora a 30 anni ha deciso di collaborare con i magistrati della Dda di Catanzaro svelando crimini brutali e affari illeciti della cosca Catarisano di Roccelletta di Borgia.

Andrea Guarnieri si è presentato spontaneamente il 6 marzo scorso agli uomini della Squadra Mobile di Catanzaro. Poche ore più tardi, accompagnato dall'avvocato Annalisa Pisano, era seduto davanti alla pm Debora Rizza. Temeva di essere ucciso.

Dopo la notizia del pentimento di un altro azionista della cosca, Sandro Ielapi, il 30enne Guarnieri ha immaginato che «avrebbero potuto uccidermi prima che potessi essere arrestato e rendere dichiarazioni collaborative confermative di quanto detto da Ielapi». In particolare pochi giorni prima di presentarsi ai pm, Guarnieri tornando a casa di sera avrebbe sentito la presenza di qualcuno che lo aspettava nascosto. A quel punto sarebbe fuggito maturando l'idea di pentirsi.
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