
Trecento giorni in carcere per un’accusa inconsistente. Dicono questo le motivazioni della sentenza con la quale il 5 febbraio Maysoon Majidi, regista e attivista iraniana, è stata assolta con formula piena dall’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Maysoon era stata arrestata dalla Guardia di finanza di Crotone poichè ritenuta essere la scafista dell’imbarcazione arrivata sulla spiaggia di località Gabella il 31 dicembre 2023 con 75 migranti a bordo.
Oggi sono state rese note le motivazioni della sentenza: l’intero impianto accusatorio è stato giudicato inconsistente e privo di riscontri concreti. Majidi era stata arrestata e incarcerata per quasi un anno a seguito di un’indagine portata avanti dalla Guardia di Finanza - sezione navale, che aveva ipotizzato un suo ruolo attivo nell’organizzazione del viaggio dalla Turchia all’Italia. La base dell’accusa poggiava sulle dichiarazioni di due migranti presenti sull'imbarcazione, anch’essi indagati per reati connessi. Tali testimonianze sono state definite dal Tribunale «inattendibili», in quanto acquisite senza possibilità di controesame da parte della difesa.
Il Tribunale di Crotone ha ritenuto che le testimonianze non fossero supportate da riscontri esterni o oggettivi e fornite solo da due soggetti, mentre nessun altro passeggero è stato ascoltato. Le motivazioni evidenziano che dall’analisi forense del materiale digitale sono emersi elementi a favore dell’imputata. La donna e il fratello, infatti, avevano pagato una somma considerevole per il viaggio, smentendo l’idea di un passaggio gratuito in cambio di collaborazione.
Il pubblico ministero Rosaria Multari, nel corso del processo, ha modificato l’impostazione iniziale dell’accusa, ipotizzando che Majidi avesse aiutato il comandante per ottenere un passaggio. Tuttavia, anche questa ricostruzione è stata «smentita da altre evidenze» e basata su elementi «non precisi e non concordanti».
Caricamento commenti
Commenta la notizia