Il primario di ginecologia dell’ospedale Jazzolino di Vibo Valentia Vincenzo Mangialavori, ha annunciato oggi le proprie dimissioni, per «motivi profondi e gravi» ma «che nulla hanno a che vedere con gli eventi recentemente riportati dai media e che hanno in qualche modo coinvolto il Reparto da me guidato». Il riferimento è ai casi della morte di Martina Piserà, di 32 anni, al settimo mese di gravidanza avvenuta il 4 maggio nell’ospedale Jazzolino dove era stata ricoverata in seguito alla morte del bambino che portava in grembo e a quella di una donna di origini maliane che ha saputo mentre era ricoverata della morte de figlio. Sui due casi indaga la Procura della Repubblica di Vibo Valentia. «Approfitto di questo mezzo, per porgere pubblicamente le mie più sentite condoglianze, unitamente a quelle del personale del mio reparto, alle famiglie colpite dagli eventi luttuosi. Riguardo l’immane tragedia della signora Piserà - afferma il medico - mi corre l’obbligo precisare che il decesso non è imputabile all’operato del personale del mio reparto. La paziente infatti è giunta da noi con un feto già privo di attività cardiaca e dopo pochissimi minuti dal suo ingresso, ha registrato lei stessa un arresto cardiaco per il quale, nonostante le immediate e corrette procedure diagnostiche e terapeutiche messe in atto purtroppo non c'è stato nulla da fare. La patologia che ha determinato il decesso, alla luce dei dati a nostra disposizione, non è riconducibile ad una causa ostetrica. Lo stesso vale per il secondo caso: la paziente è giunta in ospedale in condizioni cliniche gravissime con la diagnosi di aborto in atto che ha causato un’emorragia massiva che la stava portando alla morte. L’intervento competente e tempestivo del personale ha consentito di salvarle la vita». «Il personale dello Iazzolino - sostiene ancora - meriterebbe un plauso e non certo una denuncia ai carabinieri, né tantomeno il linciaggio mediatico che con troppa facilità e leggerezza si mette in atto soprattutto sui social, ogniqualvolta si verificano episodi del genere». «Riguardo invece alle mie dimissioni - conclude Mangialavori - desidero chiarire che sono frutto di una riflessione maturata da tempo. Appena insediato, ho protocollato agli uffici preposti le richieste di attrezzature che potessero consentirci di erogare prestazioni sanitarie efficienti ed adeguate. Nonostante innumerevoli sollecitazioni, tali richieste sono a tutt'oggi rimaste inascoltate. Lascio questo incarico con grande amarezza, ma con la coscienza pulita e orgogliosa di chi ha sempre lavorato con dedizione e competenza, agendo sempre nel totale rispetto dei pazienti, dei colleghi e della professione che svolgo con onore e fierezza da più di trent'anni».