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Lamezia, Rocco Mangiardi: «Contro la mafia servono fatti, non eventi finanziati»

Il testimone di giustizia ricorda la nascita del festival “Trame” come costola dell’Associazione antiracket. «Sono ancora il solo ad aver fatto nomi. Non si può dire ad altri di denunciare se non si dà il buon esempio»

Trame, il festival dei libri sulle mafie, ha alimentato in questi giorni la polemica politica tra lo scrittore Roberto Saviano, il giornalista Diego Bianchi e il deputato leghista Domenico Furgiuele. Saviano e Bianchi, ospiti del festival, esaltano la valenza etica e socioculturale della manifestazione, il parlamentare invece ribadisce «che Lamezia non è e non sarà mai la terra di mafia che alcuni vogliono raccontare per convenienza ideologica e visibilità personale».
In questo contesto si inserisce la riflessione dell’imprenditore Rocco Mangiardi che anni fa ebbe il coraggio di denunciare in tribunale i suoi estortori. «Ho contribuito fin dal primo anno a far nascere Trame, come costola promozionale di ciò che allora doveva essere uno strumento potente di opposizione alle mafie locali, l’Associazione Antiracket Lamezia (Ala) costituita da imprenditori lametini. Ma - afferma Mangiardi - così purtroppo non è stato». L’imprenditore racconta: «Nonostante avessi il ruolo di vicepresidente dell’associazione, me ne andai sbattendo la porta. La stessa cosa fece l’ex parlamentare, Costantino Fittante, che trent’anni orsono fu uno dei primissimi promotori della costituzione di quella associazione, senza che nessuno dei nuovi “arrivati” gliene abbia mai riconosciuto il merito».

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