
Nessun rinvio a giudizio per gli indagati dell’inchiesta della procura di Vibo Valentia che mirava a fare luce sulla gestione opaca del Sistema bibliotecario vibonese. Il gup di Vibo Valentia, Roberta Ricotta, ha infatti deciso per il proscioglimento di tutti, disattendendo la richiesta di rinvio a giudizio formulata dall’ufficio inquirente guidato da Camillo Falvo. Escono così scagionati dalle accuse, dopo indagini della polizia giudiziaria della Guardia di Finanza della procura di Vibo: Gilberto Floriani, 77 anni, i figli Emilio, 44 anni, e Giuseppe, 48 anni, e Gabriele Floriani, 36 anni, tutti di Vibo Valentia (tutti i Floriani difesi dagli avvocati Danilo Iannello e Giacinto Inzillo); Valentina Amaddeo, 44 anni, di Vibo difesa dagli avvocati di Giovanni Vecchio e Giosuè Francesco Monardo. Parti offese nel procedimento penale figuravano il Comune di Vibo, la Regione Calabria, Mariateresa Marzano e Cristian Montesano.
All’esito della discussione dell’udienza preliminare, il GUP di Vibo Valentia, dott.ssa Ricotta, ha dichiarato il non luogo a procedere perché il fatto non sussiste nei confronti di Floriani Gilberto, Floriani Emilio, Floriani Giuseppe, Floriani Gabriele tutti difesi dagli avvocati Danilo Iannello e Giacinto Inzillo e di Amaddeo Valentina difesa dagli avvocati Giovanni Vecchio e Giosuè Francesco Monardo
Inizialmente la Procura di Vibo aveva contestato il reato di peculato, ma il Tribunale del Riesame aveva riqualificato l’accusa in abuso d’ufficio, reato abrogato però dalla riforma voluta dal ministro della Giustizia Carlo Nordio. Dinanzi alla riqualificazione del reato, la procura di Vibo aveva così contestato un reato ancora diverso, ovvero il 314 bis, che punisce «l'indebita destinazione di denaro o cose mobili». Una scelta che non deve aver convinto il gup del Tribunale di Vibo sulla configurabilità di tale reato e, quindi, ha disposto il non luogo a procedere per tutti gli indagati.
Le Fiamme Gialle avevano documentato rimborsi spese e conferimento di incarichi ritenuti illegittimi, oltre a «disordine, carenza di organizzazione e una gestione contabile poco limpida» del più grande Polo bibliotecario della Calabria.
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