
L'omicidio di Salvatore Silipo fu «una vera e propria esecuzione a scopo dimostrativo». Infatti, «il rituale dell'inginocchiamento ha una valenza altamente simbolica negli ambienti criminali». La Corte d'assise d'appello di Bologna richiama un tipico “rito” mafioso per descrivere l'uccisione del 26enne di Cutro che, il 23 ottobre 2021, fu freddato con un colpo di una pistola “Smith & Wesson 44 Magnum" sparato da Dante Sestito, cutrese di 74 anni, dentro la sua officina per ricambi di pneumatici, “Dante gomme di Sestito Antonio” di Cadelbosco Sopra (Reggio Emilia), dove Silipo aveva lavorato fino a qualche settimane prima. Per l'assassinio, il 3 aprile di quest'anno i giudici confermando quanto stabilito dalla Corte d'assise di Reggio Emilia il 9 febbraio 2024, hanno inflitto a Sestito 26 anni di carcere per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dalla crudeltà e porto illegale di arma.
L'articolo completo è disponibile sull'edizione cartacea e digitale

Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano
o scarica la versione digitale.

Caricamento commenti
Commenta la notizia