Il Canale 19, un corso d'acqua artificiale lungo 1.700 metri, «non risulta idoneo a costituire» un «pericolo concreto per la pubblica incolumità, in quanto incapace di provocare un'inondazione». Il Tribunale di Crotone "bacchetta" la Procura che come è noto aveva fatto sequestrare le 84 villette in contrada Margherita, vicino al Canale 19, su un’area classificata R4 e ritenuta non idonea ad ospitare gli immobili. E lo fa nelle 16 pagine della sentenza con la quale, l'1 luglio scorso, ha assolto i due ex dirigenti del Comune di Crotone, Gianfranco De Martino ed Elisabetta Dominijanni, dall'accusa di aver consentito la costruzione delle case. Che vennero sequestrate nel 2018, contestando la pericolosità idraulica della zona nord della città, per poi essere dissequestrate al termine del processo. Il Piano di assetto idrologico (Pai) della Regione - scrive il giudice relatore Edoardo D'Ambrosio - oltre a definire «erroneamente» il Canale 19 naturale e non artificiale, «classifica» l'area circostante al corso d'acqua, dove sorgono le 84 villette, «come area di attenzione». Ovvero, pericolosa «non in concreto ma in astratto» ed in quanto tale classificata come R4 per i limiti che impone all'edificazione. Diversa la posizione del collegio giudicante. Secondo cui – si legge nelle motivazioni – «nell'area di attenzione intorno al Canale 19 non risultano effettuati gli studi e le indagini necessari alla classificazione dell'effettiva pericolosità». Ed a conferma di ciò, la sentenza cita alcuni aspetti tecnici. L'articolo completo è disponibile sull'edizione cartacea e digitale