Il tempo in via Galluppi si è fermato. Il silenzio è surreale. Niente è più come prima nello slargo che raccoglie le macerie della palazzina crollata la scorsa settimana. Tutto è immobile. Le macerie custodiscono e nascondono frammenti di un’esistenza: un pezzo di tenda che ondeggia stancamente, un’auto d’epoca semi sepolta in garage, le fotografie di volti sorridenti appese alle pareti, la macchina da cucire in bilico all’ultimo piano, un vaso di fiori impolverati. Ogni dettaglio è un promemoria di quel che è andato perduto. L’aria non sa più di polvere, ma di un vuoto che blocca il respiro. «Questo è un incubo – ripete con un filo di voce Marisa Zaffina, figlia del proprietario della casa crollata nel quartiere Cafaldo a Sambiase – ci continuano a ripetere che fin quando c’è il sequestro non si può fare nulla. Abbiamo più volte richiesto l’intervento per poter recuperare qualcosa anche se c’è stato un nuovo crollo». La donna è provata, stanca. La sua vita, come quella di 13 famiglie, si è fermata al 2 settembre scorso, quando la facciata di una palazzina a 4 piani è venuta giù. Ospiti in un hotel, dal 15 settembre dovranno trovarsi un posto dove andare a stare. L'articolo completo è disponibile sull'edizione cartacea e digitale