
Una montagna di soldi alla sanità privata - 500 milioni quelli sborsati dalla Regione ogni anno - e un sistema pubblico sempre più debole? Non la pensa così Enzo Paolini, avvocato di lungo corso e presidente regionale dell’Associazione coordinamento ospedalità privata. «Ricordiamo - spiega - un concetto: il servizio sanitario è pubblico, tutto, ed è fatto da strutture di mano statale e da altre gestite da imprenditori privati che, per legge, se vogliono stare in un sistema solidaristico e universale, devono avere gli stessi requisiti strutturali tecnologici e ed organizzativi degli ospedali pubblici, devono essere controllate, verificate dagli uffici della Regione e pagate con tariffe fissate dallo Stato in base alle prestazioni rese secondo gli standard stabiliti dalle norme. Senza oneri per i cittadini». Il problema, semmai, per Paolini è l’assenza della politica. «Non la politica - aggiunge - che si straccia le vesti sull’incremento della spesa privata senza la lucidità di sapere (o l’onestà intellettuale di dire) che per ridurre la spesa di tasca del cittadino occorre aumentare gli stanziamenti per la sanità accreditata nel servizio pubblico. Dove non si paga e si assicurano le cure con gli standard di legge. Se si riduce, inevitabilmente si spinge il cittadino verso la sanità a pagamento. Serve politica più seria in sanità. Quella che sceglie e decide. In questo modo si passerà dallo slogan delle tre “A” (autorizzazioni, accreditamenti, accordo) al centro delle quali c’è il direttore generale, a quello delle tre “E”, (eccellenza, efficacia ed efficienza) con al centro veramente e finalmente il cittadino».
L'articolo completo è disponibile sull'edizione cartacea e digitale

Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano
o scarica la versione digitale.

Caricamento commenti
Commenta la notizia