Esorcismi, mistero, isteria e amori dannati sono gli ingredienti di un volume al quale il suggestivo titolo “Le indemoniate” conferisce un’aura luciferina che nulla toglie al rigore quasi scientifico della narrazione, densa di note e riferimenti storico-bibliografici. L’autrice, Maria Primerano, è un medico catanzarese con la passione della scrittura, della musica (è pianista) e dell’arte in assoluto. Dopo aver vinto diversi premi letterari con la sua prima opera narrativa “L’anello stregato di Mozart”, ha presentato questo recentissimo volume (già pluripremiato) al Palazzo comunale di Catanzaro in una conversazione evento promossa dalla sezione di Italia Nostra presieduta da Elena Bova e dal Festival d’Autunno diretto da Tonia Santacroce. Edito da Tullio Pironti, il libro, che porta il sottotitolo “Racconti fantastici di Tommaso Campanella al cardinale Richelieu”, riferisce storie «di donne religiose e aristocratiche, nobili e borghesi, ricche e povere, analfabete e popolane». Il ruolo del narratore è assolto da un frate domenicano, appassionato di astrologia e arti occulte: Tommaso Campanella, personalità geniale per molti versi ancora avvolta nel mistero. Nato a Stilo in Calabria nel 1568 e infine approdato alla corte di Luigi XIII a Parigi, Campanella ispira ogni pagina del libro, scritto in occasione del 450° anniversario della nascita del filosofo come omaggio dell’autrice al padre, Martino Primerano, primario cardiologo dell'azienda ospedaliera catanzarese morto qualche anno fa. Il paese natale del padre, Soriano, è al centro delle vicende narrate, che si snodano con pathos crescente «tra dèmoni e stregoni, medici ed esorcisti, monache recluse e curati dissotterrati, vicari bruciati e bimbi nati da illeciti amplessi, donne possedute dal diavolo e teatrali enfatiche simulatrici». Il monastero di Soriano, in provincia di Vibo Valentia, è il setting che fa da cornice alle storie raccontate. Nel convento, sito religioso di primaria importanza nei secoli passati, è custodito un antico quadro di San Domenico al cui cospetto venivano portate le indemoniate da esorcizzare. In quel luogo onirico dove sacro e profano sfumano in dissolvenza mentre all'esterno infuria la Santa Inquisizione, si conserva l’olio di una lampada miracolosa che Campanella farà portare a Richelieu malato, suo interlocutore nella visionaria affabulazione dell’opera.