A distanza di due anni dal completamento dei lavori di scavo e di restauro, eseguiti per portare alla luce i resti del grande tempio ionico scoperto dall’archeologo Paolo Orsi agli inizi del Novecento, ci si sarebbe aspettati, a rigor di logica, di ricevere notizia dell’apertura al pubblico del sito archeologico.
Una notizia che avrebbe suscitato l’entusiasmo dell’intera comunità che finalmente avrebbe potuto godere di uno dei beni più preziosi del proprio patrimonio culturale. L’annuncio che invece, in questo momento, giunge alla città è un altro: cancelli serrati e beni archeologici a rischio. Proprio così, le sorti delle fondamenta dell’antico edificio sono in pericolo in quanto i teli di copertura che erano stati posti a protezione delle stesse sono ormai ridotti a brandelli.
A constatare con i propri occhi il penoso stato in cui versano le opere di località Cofino, ieri mattina nell’ambito della manifestazione voluta dal Comitato per i cinquant’anni della fondazione del Museo “Capialbi”, sono stati in tanti: cittadini, associazioni, archeologi, rappresentanti istituzionali.
L'articolo completo nell'edizione odierna di Vibo della Gazzetta del Sud.
Scopri di più nell’edizione digitale
Per leggere tutto acquista il quotidiano o scarica la versione digitale.
Caricamento commenti
Commenta la notizia