Balla il tango da circa 40 anni, diventandone una icona a livello mondiale. Miguel Angel Zotto, con la sua Compagnia Tangox2, domani sarà protagonista dello spettacolo “Zotto Tango”, distribuito da Elena Marazzita Producer per AidaStudio Produzioni, del quale il ballerino argentino ha curato la coreografia, la regia, la direzione tecnica e i costumi. Inserito nell’ambito della stagione teatrale organizzata da AMA Calabria, l’appuntamento si terrà al Teatro Comunale di Catanzaro. Ne abbiamo parlato con Zotto.
Come nasce il suo amore per il tango?
«Mi verrebbe da dire che io sono nato con il tango, già nella pancia di mia madre perché ballava il tango con mio padre, anche mio nonno ballava il tango. È parte della mia vita, della mia famiglia. Ho sempre vissuto col tango, non l’ho scoperto per caso, grazie ad esso ho conosciuto anche mia moglie, dalla quale ho avuto due bambine».
Da Buenos Aires Tango a tutti gli altri spettacoli che sono seguiti, quanto cambia lo spettacolo che terrà a Catanzaro?
«Rispetto a quelli non c’è una storia. C’è coreografia. Posso considerare questo spettacolo come una rinascita della compagnia che compie 33 anni. È la storia nostra e dei ballerini che saranno con me in scena, che sono quelli storici con cui lavoro da più di 10 anni. Lo spettacolo ha coreografie con diversi stili di ballo in cui l’estetica è fondamentale e nel mio stile è una garanzia».
Quando si parla di tango non si può non parlare della milonga. Può darmi una definizione di quello che è un momento di incontro dei tangheri?
«La milonga è un fenomeno meraviglioso che permette alla gente di ogni classe sociale di riunirsi. La milonga è il ritmo allegro che dà gioia. Le persone si divertono ballandola. Ha un aspetto di coinvolgimento popolare con cui ci si diverte e ci si innamora».
Lei ha anche scritto “Te Siento”, un libro sul tango.
«La mia conoscenza sulla storia del ballo mi ha spinto a raccontare quello che succede alla coppia ballando, dal punto di vista tecnico, e anche cosa succede individualmente. Offro un consiglio tecnico, per questo mi sono detto che era il caso di scrivere un libro».
Quanto è stato importante raccontare la storia del tango?
«È stato importantissimo perché adesso, dopo la morte di Copes, sono l’unico ad essere ancora vivo. Quindi conosco la storia, so in quale anno è nato un determinato passo. Saremo rimasti in due o tre a sapere tutto nei dettagli, ma qui in Italia sono l’unico. È importante raccontare la verità sul tango».
Quanto è stata sofferta la mancanza del tango in questi mesi?
«Tanto da farmi pensare che non avrei ballato più. Questo di Catanzaro è il primo spettacolo che faccio dopo il fermo di due anni in cui non ho avuto il contatto col pubblico e col teatro. Sono un po’ stanco perché il tango è uno dei balli più complicati e comprende anche il contatto vicino con un’altra persona, quindi credo che questo spettacolo mi darà un incentivo importante. Catanzaro mi sta offrendo l’occasione per ricominciare».
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