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Lamezia, dagli studi (in segreto) di recitazione al successo al cinema e nelle fiction

L’attrice Marina Crialesi protagonista di “Lea, un nuovo giorno” nelle vesti di un’infermiera

Marina Crialesi

Voleva fare il medico, ma per l’esigenza di tirar fuori se stessa è diventata una delle protagoniste del panorama cinematografico e televisivo più amate del momento. Da Lamezia Terme a Rimini, da Milano a Roma per studiare, di nascosto dai suoi genitori, recitazione, Marina Crialesi, oggi è un’attrice affermata («anche se – come dice lei – non si arriva mai») che dai panni di Beatrice Lucenti in “Un posto al sole”, a quelli di Rosaria Lapadula in “Duisburg, Linea di sangue”, a quelli di Olga Francesio, infermiera pediatrica specializzata nella fiction “Lea, un nuovo giorno”, in onda tutti i martedì su Rai1, passa con estrema facilità essendo «un’amante dei dialetti» e vivendo ogni parte come «grandi opportunità che ci vengono date per portare un po’ di noi stessi attraverso i personaggi».
A colloquio con lei mentre è nella sua casa delle Marche ci racconta del suo amore per Napoli per il meridione e per la Calabria «la mia terra, le mie radici» dal suo primo ruolo nel film “Confine” di Carlo Carlei «che ho scoperto solo dopo essere calabrese come me e che mi ha dato un’opportunità quando ero ancora una studentessa dell’accademia» al cortometraggio di un altro regista calabrese Fabrizio Benvenuto, “Sottovoce” che è stato a Cannes. Tutti ruoli che l’hanno portata a Beatrice Lucenti in un “Posto al Sole”. «Una serie di eventi fortunati che mi hanno portata al mio vero esordio. A Napoli si gira sul set ogni giorno e hai la possibilità di lavorare con dei grandi professionisti, basti pensare a Marina Tagliaferri che è una signora del teatro e da qualche anno a questa parte doppia Meryl Streep».
La Calabria, amata, col suo richiamo da sirena le porta anche il ruolo di Rosaria Lapadula in “Duisburg, Linea di sangue”. «Quel film racconta il risveglio dell’Europa. Mi sono preparata alla parte cercando di tornare con la mente in Calabria, perché è stato come tornare a casa, al di là del contesto in cui vive Rosaria. Il personaggio della malavita è una donna calabrese, ha un carattere forte, è protettiva con la famiglia, molto radicata. Io anche se ho vissuto fuori ho queste radici, ho ricostruito queste peculiarità questi principi, che in Rosaria erano votati al lato sbagliato, ma in fondo è l’uso che facciamo di ciò che ci appartiene a dirci chi siamo».
Rosaria e Olga, due donne diametralmente opposte e dai dialetti opposti. «Sono nata in Calabria ho vissuto i primi dieci anni della mia vita giù e poi sono cresciuta a Rimini, Olga è romagnola e io ho fatto il provino pensando che sarebbe stata una infermiera che parlava in dizione, quando mi è stato detto dalla regista di tirar fuori un po’ di accento, mi è venuto un coccolone, perché io conosco il dialetto calabrese non proprio quello romagnolo, quindi spero di essere riuscita bene». Quanto ad Olga e al suo futuro Marina non si sbottona molto: «Come ogni essere umano è alla continua ricerca dell’amore e probabilmente di un amore che vive solo nella sua testa. Un po’ tutte siamo abituate alle favole, al principe azzurro, poi la realtà con cui ci scontriamo è un’altra. Secondo me non è riuscita ancora a calibrare la fiaba con quella che poi è la realtà e a trovare un equilibrio tra le due cose».

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