Il suo nome è considerato un’eccellenza. Giampiero Ingrassia, figlio d’arte che si è imposto in un mondo che ha frequentato sin da piccolo, è un attore che conosce i segreti del teatro. Istrionico e versatile come pochi, si è distinto in numerosi ruoli nelle pièce teatrali e nei musical, dimostrando una grande capacità nell’arte della recitazione e del canto. In occasione delle due repliche di «Doctor Faust e la ricerca dell'eterna giovinezza», questa sera al Teatro Comunale di Catanzaro e domani al Teatro Grandinetti Comunale di Lamezia Terme, si racconta nell'intervista che precede gli spettacoli inseriti nel cartellone di Ama Calabria. Nello spettacolo quanto c’è del Doctor Faust di Christopher Marlowe e Johann Wolfgang von Goethe e quanto è stato personalizzato dal regista, Stefano Reali? «È stato aggiunto un elemento musicale, ma anche un elemento romantico. Nasce proprio da un’idea di Stefano Reali, basandosi sul Faust classico sia di Marlowe che di Goethe. È stato un po’ stravolto aggiungendo questi elementi romantici e avviene uno sdoppiamento in me. Mefistofele, fa parte di Faust e quindi viene recitato dallo stesso attore, cioè da me». Faust e Mefistofele non sono due personaggi opposti, anzi, ad un certo punto si può dire che quasi convergano in un unico personaggio... «Sì, perché possiamo dire che in ognuno di noi c’è un lato oscuro e, in questo caso, è più tangibile perché sembra quasi che ci si metta a riflettere con se stessi». Come hai accolto l’idea di metterti alla prova interpretando due personaggi in un unico spettacolo? «Quando Stefano mi ha fatto leggere il copione, dicendomi che aveva intenzione di farmi fare entrambi i ruoli, all’inizio mi sono detto che era un bel lavoro, complesso. Lo è stato, nel senso che è stato faticoso, anche perché lo spettacolo dura quasi due ore e io sono sempre in scena». È l’anno del centenario della nascita di Ciccio Ingrassia. A distanza di anni, nella tua età adulta, rivedi in te qualche somiglianza con tuo padre, tanto nella vita lavorativa quanto in quella di tutti i giorni? «Assolutamente sì. A parte la somiglianza fisica, che mi dicono di avere. Ho scelto lo stesso mestiere di mio padre, ma non perché mio padre facesse l’attore, probabilmente inconsciamente io assimilavo sin da piccolo l’odore del palcoscenico, del cinema, e quindi si è sviluppata in me la passione verso questo ambiente. Poi è stata una scelta mia voler iniziare questa carriera, non sapendo come sarebbe andata». La tournée del Faust è appena iniziata, ma hai anche altri progetti in programma per il futuro? «Appena finisco il Faust inizierò le prove con Tosca D’Aquino e faremo uno spettacolo molto bello, con la regia di Nadia Baldi, “Amori e sapori nelle cucine del Gattopardo”. Tutto quello che succede nelle cucine del palazzo durante il famoso ricevimento del film del Gattopardo».