Le criminalità mondiali. E i sistemi d'investigazione messi in piedi per arginarle. Nicola Gratteri – autore con Antonio Nicaso del volume “Fuori dai confini” edito da Mondadori – ha raccontato al pubblico del Festival “Trame” di Lamezia Terme le nuove frontiere delle mafie internazionali. Il magistrato ha citato boss, luoghi, fatti che testimoniano l'esistenza di una rete mondiale del crimine che mette insieme la 'ndrangheta calabrese, i narcos sudamericani, i produttori di precursori chimici cinesi, i trafficanti d'armi dell'est europeo e gli stoccatori africani della cocaina destinata a invadere il vecchio continente. Gratteri, ha parlato dei fatti di sangue che hanno investito Lamezia, dall'assassinio dell'avvocato generale dello Stato, Francesco Ferlaino, passando per l'uccisione dell'ispettore di polizia Salvatore Aversa e della moglie, Lucia Precenzano, e dall'agguato costato la vita a due netturbini. Il magistrato ha spiegato come tanti risultati siano stati raggiunti attraverso lo strumento delle intercettazioni. «Oggi non si può fare a meno delle intercettazioni» ha spiegato «e non capisco le tante polemiche innescate sul loro costo. Se un capo mafia dà appuntamento al geometra del paese al bar, questo dato è importante per me e lo posso scoprire solo intercettando il boss. Non è vero che le intercettazioni costano troppo. Lo Stato spende ogni anno 170 milioni di euro ma sono noccioline se si pensa al denaro che si recupera con il sequestro di denaro e di beni». Il procuratore di Catanzaro poi puntualizza: «Diverso è il discorso riguardante la pubblicità che viene data ai contenuti delle intercettazioni. Di questo possiamo discutere. Occorre rispettare la vita intima delle persone e cioè escludere quelle parti che riguardano fatti non attinenti alle indagini e alle imputazioni». Gratteri poi sottolinea: «Mi preoccupa in questo discorso sulle intercettazioni il non detto, perché ci sono molte rassicurazioni sul fatto che le intercettazioni verranno garantite nelle indagini su mafia e terrorismo ma nessuno sta dicendo cosa ne sarà dei reati che riguardano la pubblica amministrazione. Quei reati cioè che possono unire alcuni rappresentanti delle istituzioni o della politica con esponenti delle mafie». Il magistrato, che vive sotto scorta da un trentennio, ha poi parlato dell'omicidio di Marcello Albertini Pecci, 45 anni, il pm paraguaiano assassinato sulla spiaggia di un'isola colombiana dove era in viaggio di nozze con la moglie incinta. Pensava di poter vivere qualche giorno di libertà e la circostanza gli è costata la vita. «Bisogna stare sempre molto attenti» ha detto amarezza il procuratore di Catanzaro, chiarendo quanto difficile sia vivere perennemente in uno stato di limitata libertà: «La libertà manca ma ti fai coraggio se pensi che quello che stai facendo serve». Poi la consapevolezza dei rischi cui è esposto: «Per alcuni sono un’ossessione, vanno in altri Stati per stringere alleanze e cercare strategie. Non bisogna distrarsi ma stare attenti e andare avanti». Infine il giudizio lapidario sui ritardi registrati nella lotta alle cosche calabresi: «Si è arrivati con 40 anni di ritardo, con la sentenza Crimine-Infinito, a parlare di unitarietà della ’ndrangheta. Per lungo tempo i mafiosi calabresi sono stati rappresentati con coppola e lupara, capaci al massimo di organizzare sequestri di persona, ma non era così.» Ieri al Festival il procuratore capo di Salerno, Giuseppe Borrelli, dialogando con il giornalista Giovanni Tizian, ha parlato dei rapporti e le sinergie esistenti tra ’ndrangheta e camorra. Illuminante, inoltre, l’incontro con il pm di Reggio, Stefano Musolino, il giornalista Stefano Vergine e Corinne Vella della “Caruana Galizia Foundation” dedicato ai traffici che si muovono intorno all’isola di Malta. Il dibattito è stato promosso in memoria della giornalista Daphne Caruana Galizia uccisa con un’autobomba.