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Raccontare le mafie. A Lamezia 'Trame' contro narrazioni “alternative”, mezze verità e aperti tentativi di rimozione

Tanti autori hanno animato la quarta giornata del festival di Lamezia. E c’è anche la più tagliente satira “made in Calabria"

Anche quest’anno Trame si sta confermando come un attento osservatorio sull’infiltrazione delle mafie, che assumono vari e diversi aspetti: ecco perché, oltre che di sociale, di libri e cultura, si parla anche di imprese, di lavoro, di sfruttamento… e di ambiente. Il rapporto ecomafie che Legambiente pubblicherà tra qualche settimana, per esempio, è stato parzialmente anticipato durante il festival prospettando, per la Calabria in particolare, dei dati a dir poco allarmanti.

La mafia del cemento ha fatto crescere l’abusivismo edilizio del 20% nel 2023, e ben 42 case su 100, al Sud, sono costruite illegalmente. In Calabria, poi, delle 6.000 ordinanze di demolizione ne vengono eseguite solo il 9,6%, come ha ricordato Anna Parretta di Legambiente Calabria. Anche il presidente nazionale, Stefano Ciafani, ha sottolineato che qualcosa è cambiato con l’inserimento, nel 2015, dei nuovi delitti contro l’ambiente nel codice penale, ma resta molto da fare: «Penso alle agromafie, ai delitti contro gli animali, che non sono presenti ancora nel codice penale e che muovono grandi interessi criminali in Italia e nel resto del mondo. La Calabria nelle classifiche dell’illegalità ambientale è stata sempre ai vertici, nella top 5».

Come atteso, la quarta giornata di Trame ha preso il via in uno dei punti nevralgici di Lamezia, la stazione ferroviaria, dove si è tenuto il reading con il direttore artistico del Festival, Giovanni Tizian, e l’attore Achille Iera a partire dal celebre libro di Leonardo Sciascia «A futura memoria» (tema dell’attuale edizione di Trame). E quindi le parole dello scrittore siciliano – che nel suo saggio raccoglieva i suoi articoli sui più noti casi giudiziari degli anni Ottanta – sono risuonate nella piazzetta del quartiere di S. Eufemia, tra viaggiatori, pendolari e curiosi.

Spazio anche per la satira “made in Calabria”, con Isidoro Malvarosa e Antonio Soriero de «Lo Statale Jonico», la pagina social seguitissima (160.000 followers su Facebook e 130.000 su Instagram) che da anni, a suon di meme e battute, trasfigura in chiave ironica tutte le peggiori emergenze calabresi, attestandosi come una delle realtà social più affermate (alla stregua dei “grandi” Spinoza.it e Lercio).
Del suo libro «L’inferno ammobiliato» (Blonk) la criminologa Anna Sergi, calabrese e professoressa ordinaria di criminologia nel Regno Unito, all’Università di Essex, ha dialogato con Pietro Comito a proposito degli “abbellimenti” e delle rimozioni di cui la ’ndrangheta è da sempre oggetto, partendo dai racconti della propria infanzia quando la criminalità uccideva e sequestrava ma non faceva troppo “rumore”. Il titolo viene da una felice espressione del sociologo Alessandro Pizzorno: «Se la Calabria è l’inferno della ’ndrangheta, molti calabresi hanno imparato ad ammobiliare l’inferno». Sergi ha inoltre parlato della collana «Mafie: storia della criminalità organizzata», in 100 uscite, con la Gazzetta dello Sport, con Barbara Biscotti dell’Università degli studi di Milano – Bicocca e Tommaso Ricciardelli (Parliamo di Mafia).

Momento anche per Spi CGIL, in un dialogo a tema «Terra e libertà» con Tania Scacchetti (segretaria generale), Claudia carlino (segretaria nazionale) e la giornalista Tiziana Bagnato. Lucio Luca, ancora, ha presentato il suo ultimo romanzo «La notte dell’antimafia» (Compagnia editoriale Aliberti), a proposito della condanna dell’ex giudice Saguto. Dei decenni della nostra storia macchiati dalle stragi nere ha parlato Paolo Biondani, a proposito del suo libro «La ragazza di Gladio e altre storie nere. La trama nascosta di tutte le stragi» (Fuoriscena). Molto articolato l’ incontro «Mafia senza confini» con Ruggero Scaturro (Global Initiative) e il generale Giuseppe Governale (già direttore Dia), moderato da Anna Sergi, in cui si sono affrontati temi come i «messaggi criptati» con cui le mafie comunicano (e la straordinaria operazione con cui nel 2022 francesci e belgi hanno “bucato” il sistema cifrato, decrittando migliaia di informazioni),e dunque il modo in cui accedere a una gran messe d’informazioni che viaggiano, letteralmente, per tutto il mondo, e l’incredibile capacità della ’ndrangheta di riconvertirsi: dai pizzini e alla coppola a scenari mondiali, sostenuta dalla sua oscura “credibilità”.

Chiusura con “Trame Visioni” e il documentario «I ragazzi delle scorte. Io devo continuare» di Diana Ligorio e Alessia Arcolaci.

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