
Una “bella coperta”, cioè una bella copertura, dire che oggi si sovrastima la mafia o le sue collusioni. Ne è più che convinto Nicola Gratteri, presente alla quarta giornata del Festival dei libri sulle mafie Trame, davanti a una platea gremita in piazzetta San Domenico. Tra gli ospiti più affezionati, forse, e come sempre più attesi, il Procuratore di Napoli conversa diffusamente con Emiliano Fittipaldi del Domani a proposito del nuovo libro – scritto a quattro mani con Antonio Nicaso – «Una cosa sola. Come le mafie si sono integrate al potere» (Mondadori).
«Questa storia della sovrastima delle mafie la sento da quando ero bambino – racconta con la solita schiettezza Gratteri – sento parlare di “cani sciolti” da 60 anni. Ma per me la verità è che le mafie sono sempre contemporanee. Non sono né avanti né indietro. Sono tra di noi, man mano che avanziamo noi avanzano loro, non sono un corpo estraneo alla società. Esisteranno fin quando continueremo la mattina a fare il gesto più normale e banale della giornata, andare al bar a prendere il caffè e sistematicamente il capomafia del paese si farà trovare davanti al bar, per misurare il suo indice di gradimento». Anche per Gratteri, insomma, le mafie sono in perenne mutamento, «ci sarà sempre il mafioso di serie c a chiedere la mazzetta, ma in questo momento c’è anche una mafia che è in grado di gestire la parte economica e imprenditoriale di pezzi del Paese».
Un sistema criminale che ha la sua punta d’élite, per esempio, nelle nuove forme di cyberfinanza. «Da almeno quattro anni – aggiunge il Procuratore – diciamo di non riuscire a intercettare questi pezzi di mafia che fanno certi riciclaggi sofisticati. Fino a 6 o 7 anni fa nessuno poteva mettere in dubbio il know-how della polizia giudiziaria italiana, senza pari al mondo. Oggi però Olanda, Francia, Germania iniziano a investire in software per intercettare il darkweb. Oggi loro hanno bucato le piattaforme e ci danno migliaia di files. Una umiliazione. Che sta succedendo? Noi siamo degli ipocriti. Falsamente garantisti. I francesi sono riusciti a bucare le piattaforme perché hanno utilizzato tecnologie militari e nessuno gli ha chiesto il conto».
Un modello, quello di Gratteri, ormai da anni nell’occhio anche dei media e, si sa, di molti detrattori. Sul tema, il Procuratore non nasconde nulla, «giornali nazionali ci hanno attaccato, interrogazioni contro di me, abbiamo avuto riunioni, magistrati, forze dell’ordine, avvocati, commercialisti, colletti bianchi che abbiamo indagato, condannati, e non avevamo la copertura di nessuno. Il consenso è arrivato dopo, con i risultati. All’inizio è stata dura».
Appena arrivato a Napoli, sorride Gratteri, non hanno di certo sparato i fuochi d’artificio. «La camorra è molto diversa dalla ’ndrangheta, ne distinguo di almeno tre tipi, quella di strada, con metodi inconcepibili in Calabria, una da industria e imprenditoria, che ha fatto già il salto di qualità, e infine, non lo immaginavo, una camorra molto avanti nel mondo del darkweb».
E poi: «Va sottolineato che chi ha governato il Paese negli ultimi anni lo ha fatto senza una visione d’insieme. In Italia, troppo spesso si trovano persone a ricoprire incarichi senza comprendere realmente il motivo per cui hanno questa responsabilità. Si tratta, purtroppo, di una mediocrità diffusa». E sul ministro Nordio: «Quando il ministro Nordio dice che bisogna tornare ai pedinamenti perché si esagera con le intercettazioni mi viene da ridere. Oppure quando diceva che le intercettazioni costano troppo».
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