Ha preso il via la nona edizione di Teatro d’aMare, festival promosso da LaboArt con la direzione artistica di Maria Grazia Teramo e Francesco Carchidi che quest’anno porta al centro «La cura nella scena contemporanea» con tre giornate, fino a domani in cui spettacoli, installazioni e laboratori racconteranno come le arti possano farsi strumento di inclusione e rigenerazione sociale. «Dal 2022 abbiamo scelto di costruire ogni edizione intorno a un tema che potesse diventare lente d’ingrandimento sulla realtà: l’assenza, la casa, il femminile – spiegano i direttori artistici Teramo e Carchidi – . Quest’anno abbiamo scelto di parlare di cura, ovvero accogliere differenze, dare spazio a chi vive fragilità, trasformare i margini in luoghi di incontro. Tropea si trasformerà in palcoscenico per una riflessione aperta e condivisa, tra artisti, studiosi, operatori, giornalisti e pubblico». Dopo il partecipato confronto fra studiosi e operatori nel dibattito d’apertura «Arte-è-cura. Le arti performative quando diventano mezzo d’inclusione», che ha dato il via all’edizione 2025 e lo spettacolo «Nella mia stanza l’Orsa Maggiore», esito di un percorso accademico annuale condotto da LaboArt, con la drammaturgia di Francesco Carchidi, che ne ha curato anche la regia assieme a Maria Grazia Teramo, oggi, a Palazzo Santa Chiara, tra gli altri appuntamenti sarà la volta di Annalisa Limardi, alle 19, con «NO» – un lavoro in cui la performer affronta le pressioni esterne, incarnate da un microfono che la incalza con domande invasive – e alle 20.30 al Giardino del Museo Diocesano, di «Larva», di C&C Company, di e con Carlo Massari, primo atto del trittico «Metamorphosis», un progetto sul sottile confine tra uomo e bestia, un’indagine sulle trasformazioni, i mutamenti, l’alterazione fisica e spirituale dell’essere alla ricerca di una propria nuova natura, identità, forma. Nell’ultima giornata, tra gli altri, alle 18.45 nel Giardino del Museo Diocesano la performance «Peccato» di Mucchia Selvaggia, con Giorgia Conte e Martina Militano per la regia di Antonella Carchidi. Una performance site-specific che trasforma lo spazio in un rito di sconsacrazione e riflessione, invitando a interrogarsi su come il mondo potrebbe essere diverso, se gli eventi avessero preso altre direzioni. Teatro d’aMare è realizzato col contributo del Comune di Tropea, col sostegno di Camera di Commercio Catanzaro, Crotone, Vibo Valentia.