Tanto rumore per nulla. Concorsi indetti, annullati e di nuovo banditi, proteste, ricorsi e controricorsi al Tar potrebbero finire in una bolla di sapone, vanificati dal blocco delle assunzioni nella sanità calabrese che potrebbe scattare a marzo. Quando, cioè, gli organi ministeriali che verificano l’andamento del piano di rientro dal disavanzo sanitario della Regione (il cosiddetto Tavolo Adduce), certificheranno lo sforamento del tetto massimo delle perdite consentite.
Per poter continuare ad assumere le unità di personale necessarie alle Asp e alle Aziende ospedaliere, e contestualmente evitare l’inasprimento delle aliquote fiscali (che in Calabria sarebbe pari allo 0,15% sull’Irap allo 0,30% sull’Irpef), riporta la Gazzetta del Sud in edicola, la perdita della sanità non deve superare il limite standard del disavanzo, che corrisponde alla copertura fiscale assicurata dalla Regione (circa 98 milioni di euro) attraverso le tasse versate dai contribuenti. Un limite che, come preannunciato nei mesi scorsi, è stato ampiamente sforato nel 2018, esattamente nella misura di 65,6 milioni di euro. Il dato è emerso dal pre-consuntivo elaborato da Kpmg, l’advisor che controlla i conti della sanità calabrese. Un report dettagliato che “partorisce” numeri da brivido. Drammatico soprattutto l’impatto del disavanzo, calcolato in 163,6 milioni di euro.
A marzo Kpmg sarà in grado di stabilire la cifra ufficiale, avendo anche i dati relativi all’ultimo periodo del 2018, e il Tavolo Adduce sancirà lo stato delle perdite d’esercizio e le conseguenti misure da assumere.
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