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Venerdì 22 Novembre 2024

Centrale a biomasse di Cutro, i lavoratori in agitazione: futuro incerto

La centrale a biomasse di Cutro

I lavoratori della Centrale termoelettrica a biomasse di Cutro hanno dichiarato lo stato di agitazione e hanno invitato le parti coinvolte, lavoratori e rappresentanti dell'azienda, ad un incontro per intraprendere la procedura di conciliazione. A dare diffusione alla notizia sono state le segreteria delle organizzazioni sindacali confederali di categoria: Filctem Cgil, Flaei Cisl e Uiltec, a seguito di un incontro tra i lavoratori che è avvenuto lo scorso 24 aprile. Già da tempo i dipendenti della Centrale avevano manifestato una seria preoccupazione sia per il proprio futuro che per le attuali condizioni di lavoro, ma non avendo riscontrato miglioramenti né nel rapporto con la Serravalle energy, proprietaria dell'impianto, e ne in relazione al proprio futuro lavorativo. Nell'azienda sono impiegati, al momento, quarantacinque dipendenti, i quali hanno deciso di avviare lo “stato di agitazione” per diversi motivi che sono riportati nella lettera ufficiale inviata dai sindacati alla proprietà: futuro incerto per l'esercizio della Centrale e relativo mantenimento dei posti di lavoro; mancate relazioni industriali; mancata erogazione del premio di partecipazione dell'anno 2017; forti ritardi sui pagamenti degli stipendi correnti; accumulo di un pesante debito verso il fondo di previdenza complementare; mancata erogazione dei buoni pasto. «Una situazione - ha spiegato Francesco Gatto della Filctem Cigl - che va ormai avanti da un po' di tempo, e che al momento preoccupa fortemente i lavoratori». La centrale a biomasse di Cutro, che è attiva nel campo delle fonti rinnovabili, è stata aperta ad inizio degli anni 2000 dal gruppo Marcegaglia. Nel 2015 è stata poi ceduta alla Serravalle energy. Secondo quanto gli stessi rappresentanti sindacali hanno spiegato è stata proprio con la nuova gestione che si è aperta la fase di preoccupazione dei lavoratori. Oltre alle motivazioni citate e riportate nella lettera, ad aver contribuito alla creazione dello stato di agitazione ci sarebbe anche la gestione dello stesso impianto, dove da tempo non viene effettuata una adeguata manutenzione e dove spesso manca la materia prima da lavorare. Sono questi i sintomi che avrebbero messo in allarme i dipendenti i quali paventano una futura chiusura della centrale e di conseguenza la perdita del lavoro. L'auspicio, adesso, è quello di poter avere rassicurazioni sul futuro, ma soprattutto una programmazione certa, ecco perché il primo passo è quello del confronto con la proprietà.

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