Hanno 90 anni in tre, 100 mila bachi da accudire e una passione per la loro terra senza eguali. Sono i soci della cooperativa agricola certificata bio Nido di Seta a San Floro a pochi chilometri dal Golfo di Squillace. A crearla cinque anni fa sono Miriam, Domenico e Giovanna in un piccolo borgo a 260 metri di altezza con poco più di 700 abitanti, dove si fondono agricoltura, artigianato e turismo. Tutto questo grazie al lavoro di recupero dell’antica tradizione della seta di Catanzaro, sulla quale fino al 1.700 si era centrata la vita economica della città e non solo. Dopo aver fatto esperienze di studio e lavoro al Nord Italia e in Europa i tre giovani, amici di infanzia, sono tornati in Calabria per lanciare dal basso, con le proprie forze, nuovi modelli di sviluppo locale partendo dalla multifunzionalità dell’agricoltura. Seguono il processo della bachicoltura, dalle piante di gelso in terreni concessi dal Comune, al filato tinto ricavando colori dalle uve di Cirò e dalla cipolla di Tropea. Un progetto unico in Italia perché vengono utilizzati arnesi e saperi di un tempo. Una piccola rete di artigiani locali, insieme ai tre giovani, segue poi le fasi della lavorazione della seta, dal bozzolo all’estrazione del filo, alla tessitura. Un’azienda dove tutto viene riciclato, nel punto vendita ci sono le marmellate prodotte con le more di gelso, i filati che diventano sciarpe, scialli e cravatte e poi i gioielli artigianali fatti con gli scarti delle lavorazioni della seta. Una passione che i ragazzi hanno voluto condividere organizzando visite per scolaresche e turisti, soprattutto stranieri. Basti pensare che lo scorso anno a San Floro ne sono arrivati oltre 6.500. Infine, gestiscono il piccolo Museo comunale della Seta nella piazza di San Floro, un piccolo borgo diventato crocevia di saperi ritrovati.