Il quadro è preoccupante e il calo in alcuni settori produttivi sfiora anche il 90 per cento. Ma per Confindustria Catanzaro è comunque il momento di tenere duro e di sollecitare interventi che vadano nella direzione di tutela dei settori produttivi calabresi. Una salvaguardia che, a cascata, avrebbe ovvie ripercussioni anche sul livello occupazionale che la crisi causata dal Covid-19 sta mettendo a dura prova. Soprattutto in Calabria. A illustrare il quadro è il presidente di Confindustria Catanzaro Aldo Ferrara, per il quale intanto non bisognerebbe ricorrere a misure dilatorie ma compensative con «un piano di aiuti mai visto prima, per portata e strumenti». Spiega che nel settore in questa fase «c’è grande apprensione e preoccupazione» ma non solo: «Possiamo dire che c’è anche forte delusione per le misure messe in campo con il decreto varato dal governo Conte, soprattutto sul piano fiscale, avendo stabilito un tetto del fatturato pari a due milioni di euro per avere diritto alla sospensione dei versamenti, che penalizza le imprese più strutturate. E anche per le piccole e medie lo spostamento dei pagamenti di un mese e mezzo è poca cosa, perché il 30 maggio si dovrà fare fronte tutto in una volta». Quello che deve essere ben compreso, sottolinea Ferrara, è che «siamo in una fase di interruzione dell’attività aziendale, non si tratta solo di far slittare i pagamenti, perché le imprese avranno delle perdite secche». In questa fase negli uffici di Confindustria del capoluogo il lavoro ferve sul fronte delle richieste di Cassa integrazione. E anche qui il presidente Ferrara indica criticità da non sottovalutare: «Bisogna comprendere la modalità di funzionamento, perché la Cig ordinaria per le manifatture funziona con il sistema dell’anticipazione, così a fine mese le imprese dovranno anticipare il pagamento degli stipendi ai dipendenti per poi compensarli successivamente su F24». A suo avviso, invece, «l’Inps dovrebbe fare assegni diretti alle imprese. Questa è una crisi aziendale, è una crisi di liquidità, se non si fanno ora delle azioni d’urto quando si faranno? Quantomeno bisognerebbe procedere - sottolinea - per soglie di fatturato». Sui numeri della crisi i dati, riferisce il leader degli industriali catanzaresi, è ancora prematuro sbilanciarsi: «Il decreto è di lunedì e il quadro delle richieste di assistenza che ci stanno pervenendo è in aumento, anche con l’ingresso di nuovi associati, perché l’associazionismo diventa ancora più importante in tempi di difficoltà». Alcuni stabilimenti devono poi adempiere a commesse con l’estero e dunque non possono bloccare l’attività «ma ci sono dei precisi protocolli per garantire l’attività pure se a scartamento ridotto ma, soprattutto, rispettando le norme di sicurezza anti-contagio». Il ruolo di Confindustria in questo momento diventa quindi ancora più nevralgico aggiunge Ferrara: «Stiamo assistendo le imprese con gli istituti di credito per rafforzare il fondo centrale di garanzia, per la moratoria dei mutui e di impegni a breve scadenza, oltre che per favorire le iniezioni di liquidità, visto che di fatto con l’interruzione della parte commerciale si è interrotto anche il ciclo di incassi e pagamenti. Così in questo momento bisogna anche capire come recuperare i crediti e svolgere un’attività commerciale che va riducendosi sempre più in nome di misure che vanno sempre più restringendo l’operatività a tutela della salute. Senza trascurare il fatto che oltre alle norme stringenti c’è anche un calo drastico del lavoro perché vengono meno richieste e commesse». Per questo, ora, afferma Ferrara, è anche il momento di pensare già al dopo-crisi: «Dopo tutto sarà da ricostruire con piani adatti alla situazione, sollecitando governo e anche Invitalia con l’ad Domenico Arcuri, oggi commissario del governo per l’emergenza, affinché, anche in collaborazione con le Regioni, si mettano in campo azioni incisive, partendo ad esempio anche dai Contratti istituzionali di sviluppo, che possono essere un ottimo acceleratore di spesa».