I lavoratori della Abramo Customer Care protestano per i mancati pagamenti degli stipendi, in una situazione sempre più difficile a causa dell'emergenza Coronavirus: «Non bastava l'emergenza del Covid-19, le mancate precauzioni dell'azienda per tutelare i dipendenti tutti - spiegano in un comunicato -. Non basta l’aver riscontrato i primi casi di contagio nella sede crotonese, e che a seguito di questo l'azienda, i sindacati seduti al tavolo e le autorità competenti nulla hanno fatto per fermare l'attività di call center nonostante ordinanze e decreti». «Siamo carne da macello. Essenziali. Non si sa per chi, ma siamo indispensabili per fornire servizi di consultazione bollette, gestione di reclami, attivazione o disattivazione abbonamenti. A tutto questo, si aggiunge ora la doccia fredda del mancato pagamento a marzo dello stipendio riguardante le spettanze di febbraio, mese nel quale si è lavorato a pieno regime e organico». «Abbiamo più volte detto che marzo sarebbe stato un mese cruciale per l'azienda Abramo, senza mai pensare che un virus mettesse a rischio nel 2020 le nostre vite, il nostro futuro e i nostri sogni. Avevamo avvertito i colleghi che a marzo c’era la concreta possibilità che l'azienda non avrebbe rispettato i pagamenti. Questo perché in ogni assemblea sindacale, siamo andati ad ascoltare attentamente, facendo le opportune domande. E ribadiamo che il rischio dei mancati pagamenti, e che l'azienda fosse in vendita, non provenivano dalle voci dei Cobas ma da chi in questi anni ci ha rappresentato, e fatecelo dire, in malo modo». «Abbiamo voluto dare e richiedere informazioni certe a tutti sin da subito. Ma mentre c'era chi pensava a mantenere il posto di lavoro e veramente si metteva dalla parte dei lavoratori, c'era chi faceva campagna elettorale per ricollocarsi nuovamente nei ruoli scaduti da un mese a questa parte. È stato detto di seguire i comunicati unitari e di lasciare stare chi farneticava e creava allarmismo sociale, ecco, invitiamo ora ognuno di voi ad analizzare attentamente la situazione e farsi un esame di coscienza, nella speranza che finalmente sia chiaro di come il nostro presente e futuro siano già stati scritti». «Cara azienda Abramo, abbiamo diritto al pagamento del nostro stipendio! Abbiamo lavorato, e nonostante i problemi legati al coronavirus c'è gente che tutt’ora viene a lavoro. Nonostante i contagi. Nonostante il rischio inutile a cui siamo sottoposti. Non è colpa dei lavoratori se in questi mesi non si è stati in grado di attivare lo Smart Working». «È anzi responsabilità dell’azienda che ha guardato esclusivamente al profitto danneggiando chi come noi, lavoratori decennali, con uno stipendio di 800 euro è voluto rimanere in Calabria, avere una famiglia, comprare casa e contrarre mutui. Riteniamo doveroso, a questo punto, dichiarare aperto lo stato di agitazione e, senza risposte certe nell'arco di un tempo veramente ristrettissimo ed urgente, proclamare lo sciopero su tutte le sedi della Abramo Customer Care».