"Non importa di chi sia la colpa ma le aziende non possono più restare chiuse": questo il messaggio che accompagnava la protesta inscenata questa mattina a Crotone, come in molte altre città italiane, dai rappresentanti delle associazioni delle categorie produttive e dei servizi, a cominciare dal commercio per finire ai gestori di lidi balneari. Sventolando una bandiera bianca, non in segno di resa ma per sostenere la richiesta di risposte certe da parte delle istituzioni alle istanze del mondo produttivo, i rappresentanti dell’imprenditoria locale hanno sostato, indossando mascherine e mantenendo le distanze imposte dalla normativa di contrasto al Covid 19, dapprima davanti al palazzo della Provincia poi del Comune di Crotone dove, proprio su quella bandiera bianca, hanno deposto simbolicamente le chiavi delle loro attività e degli esercizi commerciali. Antonio Casillo e Giovanni Ferrarelli per Confcommercio, Mario Spanò presidente di Confindustria, Caterina Gualtieri per la Confederazione nazionale artigiani, Francesco Pellegrini per Confartigianato e Luca Mancuso, rappresentante di Fenimprese, hanno ribadito che «le aziende non possono più stare chiuse. Stiamo perdendo tempo, rischiamo il collasso economico, rischiamo il fallimento. Abbiamo bisogno di risposte certe dalla politica. Abbiamo bisogno di azioni concrete per riscrivere la storia di una nazione senza un progetto chiaro per la ripartenza economica». «La ripartenza - hanno aggiunto - prevede ulteriori spese per potersi adeguare alle nuove norme igieniche contro la diffusione del virus ma bisogna che le aziende siano messe nelle condizioni di farlo, cosa possibile solo attraverso l’eliminazione dei tributi e con contributi a fondo perduto».