«La decisione dell’Asp di Catanzaro di revocare l’accreditamento del S. Anna Hospital appare irresponsabile prima ancora che inopportuna. Non v’è dubbio che occorra intervenire prontamente e con il massimo rigore in presenza di fatti e atti che comportino anche il semplice sospetto di violazione di norme, di illegittimità, se non di veri e propri reati. Ed è stato fatto. Compito della Magistratura indagare, valutare e colpire i responsabili. Ma questo non vuol dire che il governo della Sanità debba o possa privare i calabresi di un servizio di eccellenza per il sol fatto che chi lo ha amministrato è accusato di aver commesso irregolarità o reati. I due piani vanno distinti se si intende governare. Diversamente, come si dice, si butta via il bambino con l’acqua sporca, laddove l’acqua sporca potrebbero essere gli amministratori corrotti o truffaldini ed il bambino la tutela della salute dei calabresi». Lo ha affermato, in una nota, il presidente regionale dell'Aiop (Associazione Italiana Ospedalità Privata), Enzo Paolini. «Prevengo subito la prevedibilissima obiezione: S. Anna non è una struttura Aiop. Dunque è con lo spirito del cittadino - ha proseguito Paolini - che dico che la revoca dell’accreditamento del S. Anna significa spingere altrove i calabresi che non possono pagare un importante intervento chirurgico al cuore. Spingerli verso altre regioni. Riproporre i viaggi della speranza, le lunghe attese, i disagi familiari ed incrementare enormemente l’esborso della Regione in favore di altri ospedali e altre Regioni. Tutte le cose che – anche grazie ai medici ed a tutti gli operatori del S. Anna – erano, in piccola parte ed almeno per la cardiochirurgia, diventate un ricordo del recente passato. La maldestra, forse illecita conduzione amministrativa dell’Istituto ha provocato danni enormi alla Regione Calabria, alle tasche dei cittadini e alla credibilità della sua dirigenza. Ora a questo si aggiunge, però, un danno non previsto e del tutto evitabile, quello del fine ultimo di tutti i governi regionali: poter curare i propri residenti bene e sul territorio. Non v’è il senso delle istituzioni e della comunità nella decisione della Regione. V’è solo - ha concluso Paolini - il piccolo cabotaggio di chi vuole mostrare i muscoli e per punire la moglie si taglia gli attributi».
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