Il simbolo che più rappresenta il sogno industriale mancato è senza dubbio il pontile che avrebbe dovuto consentire l’attracco delle navi all’impianto chimico della Società italiana resine (Sir). Costruito nel 1971 e finanziato con i soldi arrivati in Calabria dopo la “rivolta” di Reggio con il “pacchetto Colombo”, misurerebbe 640 metri di lunghezza ma a un certo punto, nel 2012, è crollato in mare senza che mai nessuna nave lo abbia mai utilizzato per il carico e lo scarico. Sta tutta lì, nell’immaginario collettivo, la metafora del fallimento di un progetto che nei decenni si è tramutato in disastro ambientale. Il peccato originale sta nell’aver sacrificato l’agricoltura e il turismo sull’altare degli investimenti all’epoca concentrati sulla chimica industriale, nell’aver realizzato un’area industriale a pochi passi dal mare e da un Sito di interesse comunitario. Le conseguenze probabilmente non sono ancora del tutto quantificabili, ma ogni inchiesta della magistratura straccia pezzo dopo pezzo il velo di ipocrisia che ha sempre ricoperto la storia dell’area ex Sir, oggi intitolata a Benedetto XVI.
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