C’era il dissesto e ci sarà il dissesto. Una storia nella storia per il capoluogo che in neanche dieci anni è riuscita ad affondare nei debiti. Si doveva ripartire da zero, nel 2013. La data della prima dichiarazione di dissesto era, infatti, stata annunciata come un’occasione. Ma non è rinato dalle sue ceneri il capoluogo. Perché, a leggere l’attualità, gli errori di ieri sembrano gli stessi errori di oggi. Quegli errori che anche domani continuerà a pagare la comunità, il tessuto sociale, già provato dal default e, come se non bastasse, dal Covid. Una storia nella storia che dietro i numeri e la querelle politica, ha il volto di chi il prezzo di quel dissesto l’ha pagato e continuerà a pagarlo a caro prezzo, con crediti vantati che ancora una volta saranno decurtati e con tasse con le aliquote al massimo senza soluzione di continuità. È il volto delle imprese che hanno già chiuso, piccole e grandi aziende in quel deserto che ormai avvolge il capoluogo. Oltre sessanta negozi che hanno abbassato le saracinesche negli ultimi cinque anni, oltre 4mila occupati in meno negli ultimi due anni, senza dimenticare l’area industriale – dove di 5mila lavoratori ne sono rimasti solo 500 – di cui ormai è rimasto solo il nome. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro