Il mondo imprenditoriale vibonese è in grosso affanno. La crisi energetica e l’aumento esponenziale dei prezzi delle materie prime potrebbe presto generare una nuova crisi economica e produttiva, a causa dell’aumento dei «costi insostenibili per ogni settore». Una condizione ovviamente diffusa in tutto lo Stivale, ma che proprio in uno dei territori più poveri d’Italia, e soprattutto dopo la crisi pandemica causata dal Covid, rischia di mettere «a dura prova la tenuta di tutto il sistema sociale ed economico». Giorno dopo giorno, sono sempre più gli imprenditori, titolari di aziende, che denunciano le grandi difficoltà che sono costretti ad affrontare e che potrebbero portarli alla chiusura delle proprie aziende. A fine settembre era stata la stessa Confindustria a lanciare l’allarme, riunendo al suo tavolo anche le tre sigle sindacali di Cgil, Cisl e Uil, per condividere «le forti preoccupazioni ed i timori per il mantenimento dell’assetto produttivo territoriale e dei livelli occupazionali». Un grido di sofferenza, che era insieme una richiesta di aiuto concreta, soprattutto da parte delle istituzioni e della politica: «La messa in sicurezza del sistema imprenditoriale e sociale quale presidio di legalità e coesione – sostengono unitariamente gli imprenditori vibonese e le parti sociali –; l’adozione di misure indifferibili, a sostegno della riduzione dei costi energetici l’estensione e l’accesso a tutti gli strumenti di ammortizzazione sociale utili a sostenere i livelli di reddito». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro