Fanalino di coda di tutte le classifiche e statistiche nazionali, la provincia continua a preoccupare sul piano dell’occupazione e dunque su quello della ripresa della produttività, dello sviluppo e del rilancio economico e sociale del territorio. I dati disponibili sulle percentuali di occupazione, in questo senso, parlano chiaro: il tasso di occupazione del vibonese, per la popolazione in età compresa tra i 20 e i 64 anni è pari al 40%. Dati, ovviamente, che non tengono conto di quanti si sono arresi, e non cercano più alcun impiego. E non del tutto confortanti sembrano anche essere gli esiti dei famosi Gol, la “Garanzia per l’occupabilità dei lavoratori”, il programma di riforma del sistema delle politiche attive del lavoro e della formazione professionale, misura che fa parte del Pnrr, che dovrebbe aiutare i disoccupati a ricollocarsi: finora, da quanto si è potuto apprendere, non pare stiano dando concreti risultati sulle ricollocazioni. Soprattutto al Sud. A pesare maggiormente, proprio nella provincia con il più basso reddito medio procapite, con una economia locale la cui fragilità strutturale è nota a tutti, ed i cui rischi sembrano essere ancora più alti che altrove, è proprio la mancanza di una seria programmazione e visione di insieme che si sommano drammaticamente a tutti quegli elementi che fino ad oggi hanno caratterizzato l’intera economia produttiva vibonese: assenza di politiche industriali, di sostegni al commercio ed al terzo settore, alla formazione professionale, mancato governo del mercato del lavoro, inefficienza della pubblica amministrazione, scarsità ed inadeguatezza dei servizi logistici, energetici, telematici, oltre, ovviamente all’oppressività dell’economia illegale e criminale, che ancora oggi la fa da padrone sull’intero territorio. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Catanzaro