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Ecco come l’Autonomia “affonda” la sanità: a rischio il 42% dei fondi destinati alla Calabria

Con il taglio al fondo perequativo per le aree svantaggiate. L’allarme dell’Anci: dal 2027 le Regioni più ricche potrebbero non contribuire più

Il sì definitivo alla riforma dell’Autonomia differenziata - atteso alla Camera tra qualche settimana - potrebbe determinare effetti negativi per la sanità locale. Fino ad oggi la Calabria ha ricevuto, attraverso il cosiddetto Fondo di perequazione per poter assicurare i Livelli essenziali di assistenza, il 42 per cento delle risorse rese disponibili dalle altre Regioni per organizzare la propria sanità sul territorio. Le realtà più “generose” nei confronti della Calabria sono Lombardia, Lazio, Emilia Romagna, Toscana e Veneto.
La novità, ma poi nemmeno così tale, è che con l’autonomia finanziaria si intravede il rischio concreto di cancellare il 42 per cento dei finanziamenti finora elargiti a sostegno del sistema sanitario calabrese. Con un settore che già annaspa di suo, commissariato dal oltre 10 anni, tra carenze di personale e strutture non al passo con i tempi, il rischio di un default è davvero dietro l’angolo. Uno studio condotto recentemente dall’Anci Campania ricorda come la legge di Bilancio 2023 preveda che il sistema di finanziamento delle Regioni a statuto ordinario «dovrà cambiare entro il 2027 con il superamento del sistema dei trasferimenti erariali e della perequazione basata sulla spesa storica». Si tratta, in buona sostanza, di un sistema che permette alla Calabria di ricevere in perequazione il 42 per cento del proprio fabbisogno sanitario standard (si tratta del dato più alto del Paese) che garantisce il diritto alla salute di oltre 1,8 milioni di abitanti.
Anci Campania ha calcolato come tutte le realtà del Centro-Sud siano molto dipendenti dal contributo di perequazione, mettendo dunque in guardia dai rischi possibili derivanti dal completo superamento di tale principio solidaristico. Basti pensare, a titolo di esempio, che nel 2023 la Calabria ha ricevuto dal Fondo sanitario nazionale circa 3,8 miliardi per garantire i Lea, una parte di tali risorse proviene da entrate e tributi propri della Regione (Irap e addizionale Irpef) per circa il 6,6 per cento.

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