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Affitti, gentrificazione, desertificazione urbana in Calabria: problemi, ostacoli normativi e soluzioni analizzati da Confedilizia

Sandro Scoppa

Strade vuote, serrande abbassate, attività che chiudono senza essere sostituite: è lo scenario che accomuna sempre più centri urbani italiani, soprattutto quelli di medie e piccole dimensioni. Non è solo un riflesso economico, ma il segno di trasformazioni sociali, culturali e normative che stanno ridefinendo il modo in cui viviamo le città. La desertificazione urbana, spesso trattata come un destino inevitabile, è in realtà il frutto di scelte – o di mancate scelte – che possono essere comprese e corrette. Per questo Confedilizia Calabria ha promosso un seminario dedicato a tre temi tra loro strettamente intrecciati: affitti, gentrificazione e desertificazione. L’appuntamento è per il 12 giugno 2025, con inizio alle ore 15.30, presso la Sala convegni dell’Ordine degli Avvocati di Catanzaro. In vista di questo incontro, abbiamo intervistato l’avvocato Sandro Scoppa, presidente di Confedilizia Calabria, per approfondire il contesto, le cause e le possibili soluzioni.

Perché è urgente affrontare insieme i temi degli affitti, della gentrificazione e della desertificazione urbana?

Perché sono fenomeni tra loro interconnessi, che si alimentano a vicenda. La desertificazione urbana è spesso il risultato di una combinazione di fattori: normativi, fiscali, sociali, culturali. I mutamenti sociali hanno inciso profondamente: nuclei familiari più piccoli, l’aumento del numero di donne nel mercato del lavoro, i nuovi impegni scolastici e sportivi dei figli che richiedono mobilità e servizi diversi rispetto al passato, la diminuzione delle relazioni di prossimità. Tutto questo ha modificato tempi e spazi della vita urbana. La gentrificazione, invece, rappresenta un fenomeno spesso equivocato: lungi dall’essere una minaccia, è uno strumento di rigenerazione urbana, capace di riportare vita, investimenti e varietà in quartieri degradati o abbandonati. In una prospettiva liberale, essa è il frutto della libera iniziativa, della capacità delle persone di scegliere dove vivere e investire, ed è tanto più positiva quanto più è accompagnata da regole chiare, certe, non punitive.

Spesso si parla di carenza di immobili in affitto nei centri storici. È davvero così?

È un mito da sfatare. In molte città italiane, comprese quelle del Mezzogiorno, la vera criticità non è la scarsità dell’offerta, ma la mancanza di domanda. I locali ci sono, ma restano vuoti perché pochi sono disposti ad affittarli, soprattutto per uso diverso dall’abitativo. Questo perché chi vuole fare impresa si trova incastrato tra regole complesse, procedure scoraggianti, tempi lunghi, costi fiscali eccessivi e incertezze continue. A tutto ciò si aggiunge la mancanza di servizi e infrastrutture che rendano attrattiva la vita nei centri storici. La conseguenza è una stagnazione che colpisce l’intera economia urbana.

Quali ostacoli normativi incidono maggiormente sulla vitalità dei centri urbani?

Il primo ostacolo è la burocrazia urbanistica. I piani regolatori sono spesso obsoleti, inadatti a rispondere alla domanda contemporanea di spazi flessibili, multifunzionali, adattabili. Il secondo è la stratificazione di norme, che genera confusione e blocca ogni iniziativa: regole edilizie, norme sanitarie, vincoli culturali, vincoli ambientali. Poi vi è il peso della fiscalità immobiliare, che colpisce anche gli immobili sfitti, disincentivando la messa a disposizione degli spazi. Infine, le limitazioni contrattuali rendono spesso difficile costruire accordi convenienti tra proprietari e conduttori. In sintesi: troppo Stato, troppa incertezza, poca fiducia nell’autonomia dei soggetti privati. Per invertire questa tendenza servono riforme strutturali: semplificare e unificare la normativa urbanistica, eliminare i vincoli inutili, riformare la fiscalità immobiliare (a partire dall’IMU sugli sfitti), restituire piena libertà contrattuale alle parti. Solo così il mercato può tornare a funzionare.

In che modo si possono conciliare le esigenze dei residenti con la libertà economica dei proprietari?

La gentrificazione è spesso fraintesa e presentata come una minaccia per le comunità locali. Tuttavia, come sottolinea Sandro Scoppa, essa rappresenta un processo spontaneo di miglioramento urbano, in cui investitori, imprenditori e nuovi residenti contribuiscono alla valorizzazione di quartieri precedentemente trascurati. Questo fenomeno non implica l'espulsione forzata degli abitanti storici, ma offre loro l'opportunità di beneficiare di un ambiente più sicuro e servito o di capitalizzare sull'aumento del valore immobiliare.

Il vero ostacolo alla coesistenza delle esigenze dei residenti e della libertà economica dei proprietari risiede nelle politiche pubbliche che limitano la costruzione di nuove abitazioni, creando una scarsità artificiale e aumentando i costi abitativi. In un mercato libero, l'espansione dell'offerta abitativa può soddisfare la domanda crescente, evitando l'aumento insostenibile degli affitti.

Pertanto, per conciliare le esigenze di tutti, è fondamentale rimuovere le barriere burocratiche e normative che ostacolano lo sviluppo urbano. Favorire la gentrificazione, intesa come rigenerazione urbana spontanea, significa promuovere la libertà di scelta, la proprietà privata e la crescita delle città, beneficiando l'intera comunità.

Catanzaro non è estranea a questi fenomeni. Quali strategie possono aiutare una città come questa a invertire la rotta?

Catanzaro è un esempio emblematico. Il suo centro storico, ricco di storia e identità, si è svuotato nel tempo a causa di scelte urbanistiche sbagliate, assenza di una visione strategica e mancanza di coraggio riformatore. Gli immobili ci sono, ma mancano i soggetti disposti a prenderli in locazione, perché il contesto è poco favorevole: troppe regole, troppe tasse, troppa incertezza. Occorre ripartire da una semplificazione normativa, da un alleggerimento fiscale mirato e da un patto tra proprietari, imprese e amministrazione per rendere di nuovo la città un luogo in cui vivere, investire e produrre. La rigenerazione di Catanzaro richiede coraggio e discontinuità: serve liberare le energie private, restituendo dignità alla proprietà e attrattività agli investimenti.

In conclusione, come ha rilevato l’avvocato Scoppa, i fenomeni di desertificazione urbana non sono inevitabili. Sono il prodotto di scelte, e quindi possono essere corretti. Serve una nuova cultura urbana, fondata sulla responsabilità individuale, sulla libertà di iniziativa, sulla valorizzazione della proprietà privata. Il futuro delle città passa da riforme serie, che smontino l’impalcatura dirigista e restituiscano fiducia ai cittadini.

Per approfondire questi temi, l’appuntamento è per giovedì 12 giugno 2025, ore 15.30, presso la Sala convegni dell’Ordine degli Avvocati di Catanzaro (via Falcone e Borsellino). Il seminario, promosso da Confedilizia Calabria, è aperto al pubblico ed è in corso di accreditamento per la formazione continua. Un momento di confronto aperto, concreto e propositivo sul futuro delle nostre città.

 

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