Ha scontentato tutte le sigle sindacali e, ancor più, i medici convenzionati del 118 che ne pagano le dirette conseguenze. La decisione dell’Asp di sospendere per trenta giorni l’indennità aggiuntiva prevista dall’art. 29 dell’accordo integrativo regionale del 2006 non è certo passata inosservata, sollevando le proteste dei diretti interessati che, tramite le organizzazioni di categoria, hanno chiesto la revoca del provvedimento unilaterale.
La sospensione è stata decisa dall’azienda «per acquisire il dovuto e più volte sollecitato parere interpretativo da parte degli organi regionali preposti e per consentire al direttore del servizio emergenza urgenza (Seu) la proposizione della specifica programmazione di livello aziendale, anch’essa più volte stimolata, da condividere con le organizzazioni sindacali di categoria».
L’art. 29 dell’Air del 2006 sostiene tra l’altro la legittimità della corresponsione dell’indennità in base alla “disponibilità” a compiere la prestazione aggiuntiva. Tale prestazione consiste nella diffusione della cultura dell’emergenza: quando, per esempio, un medico interviene per un soccorso deve spiegare la natura dell’intervento, eventuali accorgimenti, consigli da poter applicare; un compito per il quale l’accordo prevede la corresponsione oraria di 5,50 euro.
Già negli anni scorsi questa indennità era finita sotto attacco con la cosiddetta “dicitura Fatarella” (dal nome dell’ex dirigente regionale del dipartimento Tutela della salute) che prevedeva l’erogazione in acconto di tale indennità salvo poi restituzione una volta espletate alcune verifiche. Verifiche mai compiute, tanto che l’Asp ha ora sollecitato alla Regione l’emissione di un parere interpretativo sulla legittimità di tale corresponsione. Ma l’Azienda sanitaria si è mossa senza interpellare alcuno, denunciano le organizzazioni sindacali Fp Cgil Medici, Cisl Medici, Saues e Fismu, che chiedono la revoca dell’atto.
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