Ancora una volta Catanzaro si oppone al decreto Sicurezza. Qualche settimana fa lo ha fatto con un convegno su immigrazione e integrazione, questa volta è scesa in piazza Prefettura organizzando un sit-in che non è stato solo di protesta, bensì di proposta. Una proposta scaturita dalla riunione tenutasi, contestualmente al sit-in, nella sala giunta della Provincia tra i sindaci dei comuni che gestiscono gli Sprar. L’intenzione è quella di presentare una mozione da sottoporre all’attenzione del prossimo Consiglio regionale che si terrà il 19 dicembre.
“Si tratta di finanziare l’operatività di una legge regionale che prevede la compartecipazione dell’ente alle misure dell’accoglienza”, afferma Mario Talarico, sindaco del comune di Carlopoli e coordinatore degli Sprar della provincia di Catanzaro. “E’ una legge concepita diversi anni fa – prosegue Talarico -, quando gli Sprar erano in misura minore e anche se oggi sarebbe di difficile applicazione, potrebbe essere attuata almeno in parte”. Sono tre i grandi temi del decreto Salvini che preoccupano le associazioni aderenti all’iniziativa. La cancellazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari, la liberalizzazione della vendita dei beni sequestrati ai mafiosi anche ai privati e la diversa gestione degli Sprar riservati solo i titolari di protezione internazionale e i minori stranieri non accompagnati.
Maria Antonietta Sacco è vicepresidente nazionale di “Avviso pubblico”, la rete degli enti locali contro le mafie, che ha manifestato contrarietà al decreto che “smantella la buona pratica di fare accoglienza e liberalizza la vendita dei beni confiscati alle mafie, che ritornerebbero in mano degli stessi mafiosi attraverso dei prestanomi”. Tante le associazioni presenti in piazza: Anpi, Libera Catanzaro, Cgil Calabria, l’Ordine degli assistenti sociali, Uisp, Collettivo degli studenti e sindaci della provincia di Catanzaro uniti nel ricordo della tragedia della tendopoli di San Ferdinando dove perse la vita il diciottenne Suruwa Jaithe, morto carbonizzato.
“Non è possibile fare l’abitudine a queste tragedie – dichiara Mario Vallone, presidente Anpi Catanzaro – che hanno protagoniste persone che scappano dalla fame e dalla guerra. Salvini avrebbe dovuto impegnarsi a garantire sicurezza per queste persone e non criminalizzare la solidarietà”. Una battaglia di civiltà che si sposta dall’impegno virtuale dei social e torna nelle piazze con la gente. Fabiola Ursino è assistente sociale e collabora in un centro Sprar dove si promuove e favorisce l’integrazione con attività ad ampio raggio. “Oggi con questo provvedimento si riducono i beneficiari degli interventi – dice - e di conseguenza le professionalità che operano in questi contesti”.
Luigi De Nardo, dirigente dell’area vasta CGIL Calabria, si sofferma sull’opportunità del “fenomeno migranti”. “Potrebbero ripopolare i nostri borghi – dichiara - ed essere impiegati per rivalorizzare l’economia agricola”. E invece “c’è il rischio di trovarci con tanti immigrati che vivono in mezzo a una strada – afferma Piero Romeo presidente dell’Ordine degli Assistenti sociali – perché non è più previsto l’ingresso degli stessi nei centri di prima e seconda accoglienza”.
Caricamento commenti
Commenta la notizia