Le Regione interviene sul Piano strutturale comunale, ne blocca il percorso perché non in linea con le direttive impartite a tempo debito, ne ordina il riavvio delle procedure e tutto torna in alto mare. In sostanza, arriva al pettine uno dei primi nodi lasciati irrisolti dalla commissione straordinaria evidenziando in maniera chiara la superficialità con cui era stato affrontato l'argomento. Il documento urbanistico viene rimesso in discussione e c'è anche da capire se per correggere gli errori commessi l'Ente, in regime di dissesto, dovrà affrontare ancora altre spese dopo quelle già sostenute per i tecnici che hanno redatto il Piano. È solo un piccolo assaggio del ventaglio di “rogne” che l'amministrazione che andrà ad insediarsi il prossimo 27 maggio si troverà sul tavolo unitamente a piano spiaggia, raccolta differenziata, carenza personale, emergenza idrica, ecc. Tutto parte dalla volontà dell'ultima commissione che ha gestito palazzo Convento sino all'ottobre 2018 di rivedere il Psc adottato dall'amministrazione Pagano per inserire nello stesso il principio del “suolo zero” perchè caldeggiato, a parere dei commissari, dalla Regione con apposita legge. Alla scelta di modificare il Psc contribuiva anche la massa di osservazioni allo stesso Piano, circa 200, presentate dai cittadini nella maggioranza dei casi interessati alla declassazione dei loro terreni destinati allo sviluppo turistico in terreni agricoli. La revoca del Psc arrivava con delibera n. 19 del 5 luglio 2018. Contestualmente, la commissione riapprovava il documento preliminare del Psc e la bozza del Regolamento urbanistico già approvati con delibera n.35/2013 in quanto entrambi non in conflitto col principio “consumo suolo zero”. Con successiva delibera n. 20 del 12 luglio 2018 provvedeva all'adozione del precitato principio. Nei giorni scorsi l'inatteso colpo di scena. La Regione, nell'esaminare l'intera pratica, ha sollevato dubbi sulla legittimità dell'operato della commissione straordinaria per l'evidente carenza di motivazioni poste a base delle scelte fatte e, soprattutto, per non aver tenuto conto degli interessi legittimi maturati dai cittadini dopo l'adozione del Psc avventa nel 2015. Peraltro, a parere dei tecnici del Dipartimento Urbanistica della Regione, non c'era nessuna necessità di rimettere in discussione il Psc da parte della commissione straordinaria in quanto la legge regionale specificava che il principio del “suolo zero” poteva essere recepito solo dagli enti che non avessero già adottato il Psc. Morale della brutta favola, la Regione ha invitato il Comune a provvedere a rivedere tutti i provvedimenti adottati e a riavviare con la necessaria urgenza l'esame di tutti i ricorsi presentati dai cittadini motivandone adeguatamente il rigetto o l'accoglimento. A questo punto, come suol dirsi, le domande sorgono spontanee: i commissari perché hanno revocato il Psc se non ce n'era la necessità? I ventimila euro da versare ai tecnici per la revisione del Psc li devono pagare ancora una volta i cittadini?