Politica e giovani, due mondi ancora troppo lontani, specie nel contesto locale, in cui gli elettori under 30 si sentono chiamati in causa solo durante le campagne elettorali. Aspetto questo che non crea passione per partiti o movimenti e alimenta invece una certa insofferenza per la lentezza e l'incapacità di azione della classe politica. «Vivo in Algeria per lavoro - esordisce Francesco Cugliari - e quando torno a casa noto che ad essere penalizzati in questo territorio sono soprattutto i giovani. Manca il lavoro, ma mancano soprattutto le opportunità sia di svago che formative. La politica non la seguo, è una sorta di rifiuto fisiologico». Fuori città pure Valerio Rocca che lavora a Roma. «Non ho incentivi per tornare - rileva -. A Vibo le politiche giovanili sono completamente assenti». E sui candidati a sindaco: «Non li conosco e i loro programmi non sono noti». «C'è davvero poca attenzione alle esigenze dei giovani - commenta Paolo Ciconte - sia dal punto di vista lavorativo che ricreativo». Ma c'è chi come Domenico Carnovale è convinto che a mancare in città siano soprattutto i ragazzi, costretti a cercare fortuna in altre realtà. «Manca persino la mentalità - osserva Domenico -, manca la cultura del decoro, la capacità di organizzare eventi e di attrarre le persone». Ad emergere chiaramente tra le nuove generazioni è, dunque, la bassa adesione ai partiti tradizionali e un'alta disponibilità a prendere le distanze da un sistema in cui i giovani non si sentono per nulla coinvolti. Leggi la versione integrale dell’articolo su Gazzetta del Sud – edizione Catanzaro in edicola oggi.