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Gratteri e le "sirene" della politica: "Non mi candido, sono più utile come magistrato"

Nicola Gratteri

«Sono l’uomo delle contraddizioni, la persona più semplice del mondo. Amo molto la semplicità, nella vita privata evito le persone sofisticate, amo stare con i contadini, quelli che non sanno parlare la lingua italiana, che non sono andati a scuola perchè sin da bambini dovevano andare a lavorare, quelli che hanno le mani il doppio delle mani perchè hanno i calli». Il Procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri si racconta. Racconta l’uomo che sta dietro l’immagine di baluardo della legalità, in prima linea nella lotta alla 'ndrangheta, capo di un ufficio distrettuale che sovrintende su quasi tutta la terra madre della più potente organizzazione criminale di Catanzaro.

L’occasione è stata la presentazione del libro «La storia della 'ndrangheta», scritto insieme al giornalista Antonio Nicaso, e presentato a Girifalco (Catanzaro) nell’ambito della rassegna «Letture di primavera».

Intervistato dal giornalista Saverio Simone Puccio, Gratteri ha parlato di sè, delle sue abitudini, dell’uomo che c'è dietro la scrivania di una delle Procure più complesse d’Italia. Lo ha fatto in una delle rare occasioni in cui è stata presente la moglie, mostrando anche gli sguardi di complicità e di tenerezza che possono scambiarsi marito e moglie. «Io mi rilasso la domenica - ha raccontato Gratteri - quando sono nel mio orto, in campagna, quando sono con gente vera. Gente che mi parla di ulivi, di ortaggi, lattughe, pomodori e melenzane. Sono le uniche persone che mi fanno rilassare, perchè in qualunque altro ambiente io sono, tutti vogliono parlare di indagini e di processi, visto che in Italia il 50 per cento della gente è magistrato, l’altro 50 è allenatore della Nazionale di calcio».

La vita da procuratore distrettuale non è semplice: «Non tutte le domeniche sono libero, ma quando accade e sono in campagna - ha affermato - quello è il mio psichiatra, perchè ognuno di noi ha bisogno di una valvola di sfogo, visto che non ci si può rilassare un attimo, anche perchè la gente ti fa lo scanner. Ci sottoponiamo a questo stress perchè abbiamo un obiettivo, un progetto, unico per tutti: cambiare la Calabria. Perchè quando tutti noi ci metteremo a fare bene il nostro lavoro, la Calabria la cambieremo».

Indicato come ministro della Giustizia nel Governo Renzi, poi proposto da più parti come candidato presidente per la Regione Calabria, Gratteri ha rifiutato le sirene della politica: «Io non mi candido, perchè sono più utile adesso a Catanzaro come procuratore della Repubblica e non nel fare politica. C'è bisogno ancora di tanto lavoro. Sono a Catanzaro da tre anni e ho costruito finalmente una squadra vera, forte».

Ed allora, ecco come Gratteri ha cambiato la Procura di Catanzaro. «Quando sono arrivato c'era lo sconforto per quello che ho visto, da tutti i punti di vista. L’ordine, gente improbabile che camminava nei corridoi della Procura ed ogni 48 ore c'era una fuga di notizie. E tutti erano tranquilli, perchè si erano collocati. Ho chiesto una piantina della Procura, senza nomi, in bianco, e ho disegnato la disposizione degli uffici secondo i reati. A questo si aggiunge una rivoluzione delle forze dell’ordine, dove c'erano alcuni vertici che erano a Catanzaro da otto anni. Ora abbiamo i migliori inquirenti d’Italia e la qualità delle indagini è migliorata tantissimo. Basti pensare che abbiamo avuto da poco l’ispezione ministeriale prevista ogni quattro anni e abbiamo tutti i trend positivi, non sono riusciti a trovare una cosa che non funzionava».

E poi c'è il Gratteri quasi in veste di psicologo: «Entro le 8,30 arrivano tutti e prendiamo il caffè. E questo non è tempo perso, perchè guardando le persone io riesco a capire se qualcuno ha problemi o se c'è qualcosa che non va. A quel punto lo richiamo perchè dobbiamo affrontare il problema, altrimenti non si lavora bene. Facciamo un lavoro delicato, dove in parte abbiamo il destino di una persona o di una famiglia, e la tranquillità e la freddezza le devi avere». Un mix di esperienze che fa dire al procuratore di Catanzaro: «Queste per me sono grandi soddisfazioni, il risultato di tre anni di lavoro. Oggi siamo credibili, siamo attrezzati per contrastare la 'ndrangheta ed i reati. Come si fa ad arrivare a questi risultati? Ci vuole determinazione, e poi non fare mai particolarità per nessuno».

Nonostante una vita blindata e impegni infiniti, Gratteri non rimane chiuso nella sua fitta agenda: «Ogni settimana, mediamente, circa duecento persone chiamano per avere incontri. Io ascolto soprattutto gli ultimi, gente da paesini più sperduti della Calabria. Per me - sottolinea - è importante risolvere il dramma di un vecchietto, come la signora del Vibonese, vedova, che subiva i furti di animali del suo piccolo gregge da parte del mafiosetto di paese. Io sono pagato, con le vostre tasse, per risolvere il dramma di quella signora, questo è il concetto che deve passare nella testa di tutti. Dopo due mesi, abbiamo arrestato il mafiosetto e quando la vecchietta è tornata in Procura per ringraziarmi, non l’avevo riconosciuta, era ringiovanita di dieci anni perchè avevamo risolto il suo dramma. Questa per me è una grande vittoria, perchè il senso della nostra esistenza è questo. Non si misura l’importanza dell’indagine in base al personaggio, perchè è più importante l’anima della persona».

La notte, invece, è del Gratteri scrittore: «Con il professore Antonio Nicaso (con cui firma i libri, ndr) tutto nasce per caso, sedici anni fa. Abbiamo impiegato tre anni a scrivere «Fratelli di sangue». Ogni volta finivamo, non ci piaceva e ricominciamo daccapo. Nessuno voleva pubblicarlo, tutti ci hanno chiuso la porta in faccia, e parliamo di grandi case editrici. Ad un certo punto, Nicaso propone una piccola casa editrice, la Pellegrini di Cosenza. Pubblichiamo il libro e vende più di sessanta mila copie, il più venduto da una casa editrice calabrese. A quel punto scatta la competizione tra due case editrici importanti e io chiedo di scegliere quella che potesse garantire la maggiore diffusione, perchè l’importante è che il libro sia letto».

Il dialogo di Gratteri è tutto rivolto alla gente che lo ascolta in religioso silenzio. Ed è a loro che lui si rivolge: «Un minuto dopo che noi riusciamo a pulire un territorio, voi lo dovete occupare. Noi derattizzeremo il territorio, interverremo in modo serio, ma un minuto dopo bisogna scendere fisicamente in strada, occupare la piazza, occupare gli spazi che non devono essere più quelli della 'ndrangheta. Allenate i bambini alla generosità, a parlare con chi soffre e con chi ha bisogno. Fate associazioni culturali, fate politica, impegnatevi in politica, allenatevi a pensare ad una amministrazione diversa, migliore, entrate in competizione - ha sostenuto con forza - perchè quella fa migliorare il territorio, ma senza pensare al potere, altrimenti facciamo il passo del gambero e torniamo agli errori degli altri. Non fate politica per avere un mestiere, ma per aiutare la collettività. In questo modo, la Calabria la cambieremo veramente».

Ed allora, per rimanere sul tema della politica, scattano gli appelli finali. Il primo è rivolto ai cittadini: «Votate tutti, tranne chi vi promette un lavoro per vostro figlio». Il secondo agli stessi candidati: «I candidati hanno la sindrome delle ultime 48 ore, hanno la paura di non farcela, quindi nelle ultime due notti si fanno il patto con il diavolo e sono pronti a scendere a compromessi. Anche gente insospettabile. C'è persino gente che si traveste per questi incontri segreti. Inviterei i candidati a non avere questa sindrome, perchè poi il diavolo ti chiede il conto e sarà l’inizio della fine della tua libertà. Questo vale per i candidati onesti, che si candidano con tante buone intenzioni. Poi ci sono quelli che prima ancora di presentare la lista, hanno già organizzato di come provare a vincere le elezioni e da chi dovere andare». Il segnale è quello di un impegno concreto, certosino, reso per fare comprendere che «non dobbiamo aspettare che altri facciano per noi».

 

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