Ennesima potenziale tegola su un Comune che rischia da un giorno all’altro il secondo dissesto finanziario. E anche se, in questo caso, c’entrano poco i debiti accumulati e non esiste alcuna correlazione specifica con il Piano di riequilibrio, non è comunque una buona notizia per palazzo “Luigi Razza” la sentenza con cui la Corte costituzionale ha bocciato il ripiano trentennale dei debiti, dichiarando illegittima una norma inserita nel decreto apposito, datato 2019.
Come noto, i tempi per azzerare gli ammortamenti, si ridurrebbero da trenta a tre anni, o comunque ad una durata non superiore al mandato del sindaco o del presidente della Provincia in carica. Cosa comporterebbe tutto questo per il palazzo cittadino, ovviamente, inserito tra i 214 enti calabresi (su un totale di 404), potenzialmente interessati dal verdetto della Consulta? A una prima analisi, l’impatto sembrerebbe aggirarsi intorno ai cinque milioni di euro che andrebbero a valere sul Fondo di anticipazione di liquidità con la Cassa depositi e prestiti, relativo al periodo 2013-2014-2015.
Quattrini da restituire in tre anni e non più in cinque lustri, come si diceva, ma da ricalcolare al ribasso, tenendo presenti le somme già versate e comunque già tutti inclusi nella massa passiva dell’Ente, al vaglio della Corte dei Conti che dovrà esprimere una propria valutazione sul Piano di riequilibrio quindicennale, approvato dal Consiglio comunale nell’agosto 2019.
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