Passano i giorni ma non passa l’amarezza. Non per quel mare che avrebbe dovuto rappresentare il futuro, una ricchezza e un’opportunità in Calabria, nel Vibonese e a Pizzo in particolare. Un mare dove il blu ha lasciato il passo alla schiuma, ai rifiuti e agli scarichi.
Così, all’indignazione dei turisti e dei residenti, si aggiunge quella degli operatori di categoria. Le loro posizioni sono oramai chiare a tutti. Ma tra le voci si alza anche quella di palazzo San Giorgio. «Il mio ufficio – spiega il commissario Antonio Reppucci – dice che il depuratore funziona regolarmente e non ci sono anomalie o disfunzioni. Le pompe sono costantemente controllate dalla ditta privata sotto la direzione dell’Ufficio tecnico. E sono contento che da una parte la Capitaneria abbia intensificato i controlli e dall’altra la Procura abbia attivato un’indagine, così si farà chiarezza, una volta per tutte». Il depuratore di cui parla Reppucci, però, è lo stesso che lo scorso ottobre era stato sequestrato dalla Guardia costiera per gravi illeciti di natura ambientale, in quanto inefficace la depurazione dei reflui in uscita. Impianto ancora sotto sequestro.
«Abbiamo realizzato dei lavori – prosegue Reppucci – e dobbiamo realizzarne degli ulteriori ma a me certo non risulta che sversi in mare. La ditta e l’Ufficio tecnico mi hanno rassicurato che non ci sono disfunzioni, se poi qualcuno bara o dice il falso ne risponderà personalmente; peraltro stanno sequestrando altri depuratori, ma bisognerebbe valutare a monte perché in materia di ciclo dei rifiuti e dell’acqua, dalla captazione alla depurazione, la Regione ha grandi colpe».
Insomma, il commissario non le manda a dire e spiega: «Ci sono ritardi e ci saranno sicuramente delle colpe che dividerei tra Regione, Province e Comuni, perché ciascuno deve fare la propria parte. Il ciclo delle acque si affronta in un’ottica di bacino, perché non funzionando il depuratore di Lamezia (anch’esso sotto sequestro ndc) potrebbero esserci conseguenze anche a Pizzo, Vibo o Tropea». Dunque per Reppucci la questione va inquadrata in modo più generale e non su un singolo depuratore. «Al problema – sottolinea ancora – vanno aggiunti anche i Comuni montani (alcuni sprovvisti di depuratore, e chi ce l’ha bisogna vedere se funzionante), oltre alla mancanza di pulizia di fossi, canali e torrenti. Auspico – chiosa – un’indagine seria della Procura perché gli Enti (Regione, Province e Comuni) sono incapaci di gestire la depurazione, sicuramente per colpe antiche, e dunque la magistratura svolgerà un ruolo di supplenza; a me dicono che l’impianto va bene, poi naturalmente potrebbero esserci problemi ai depuratori dei villaggi turistici, o di allacci abusivi; chi li controlla? I Comuni non sono sicuramente in grado di farlo perché non hanno capacità tecniche né finanziarie». Inoltre «avevamo chiesto 500mila euro alla Regione proprio per la depurazione ma non sono ancora arrivati. Io, ho gli stessi poteri del sindaco e posso solo sollecitare; piuttosto se gli esponenti politici locali fossero attivi, potrebbero fare da riferimento coi loro rappresentanti al governo regionale».
In merito alla pulizia degli arenili, avvenuta decisamente in ritardo rispetto all’apertura della stagione il commissario precisa: «Dovevamo prima approvare il bilancio, ma ora ci sono ulteriori 25mila euro e gli interventi sono decollati».
In attesa che pulizia venga fatta l’argomento apre una riflessione nell’estate contrassegnata da malumori e azioni legali minacciate da bagnanti e operatori. Il punto resta uno: si troverà una soluzione o si attenderà il prossimo agosto per riparlare dei problemi che da anni si ripetono? Speranze e aspettative sono ora riposte nelle indagini avviate dalla Procura, tese ad individuare la causa e ad accertarne le eventuali responsabilità.
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