La decisione del Consiglio dei ministri di commissariare il Comune di Nocera Terinese per infiltrazioni mafiose si lascia dietro una scia di considerazioni che va oltre il mero dato di fatto – non si tornerà al voto prima del 2023 – e che porta il dibattitto sulle responsabilità della politica. Nei giorni scorsi la Gazzetta ha dato conto delle indiscrezioni – che confermiamo – secondo cui, ovviamente prima della decisione del governo, fosse in atto un lavorio più o meno sotterraneo per provare a mettere insieme le liste che, se non fosse intervenuto lo scioglimento per infiltrazioni mafiose, avrebbero potuto presentarsi per le Amministrative del 3-4 ottobre. Nessun commento ufficiale è arrivato dall’amministrazione uscente, quella guidata da Antonio Albi, che ha terminato anticipatamente il suo mandato per le dimissioni di massa di sindaco e consiglieri a maggio. L’ex sindaca Fernanda Gigliotti ha invece fatto sapere di non aver «mai pensato», nella fase storica post inchiesta “Alibante”, di capeggiare o costituire una lista elettorale. «A mio giudizio – spiega Gigliotti – non c'era l'agibilità democratica per potere votare. Un paese le cui forze politiche, protagoniste nel bene e nel male di questo stato di cose, non hanno speso una parola sulla vicenda “Alibante”, non si sono interrogate e non hanno fatto mea culpa, né preso posizioni nette al riguardo, non può evidentemente essere pronto per una votazione democratica».
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