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Default al Comune di Vibo, gli ex sindaci si tirano fuori

Franco Sammarco, Nicola D’Agostino ed Elio Costa raccontano le scelte finanziarie degli ultimi 15 anni

Il Comune di Vibo Valentia

La riscossione dei tributi che langue da decenni, l’utilizzo improprio dei fondi vincolati, la fine dell’era in cui lo Stato con i suoi trasferimenti facilitava il ripiano dei conti, il dramma dei residui attivi non monetizzati. Dopo la bocciatura del Piano di riequilibrio, parlano gli ex sindaci della città che, negli anni scorsi, hanno dovuto misurare la propria azione amministrativa con il disavanzo sempre più significativo che si era venuto a determinare. Franco Sammarco (che ha guidato palazzo “Luigi Razza” tra il 2005 e il 2010) tiene a puntualizzare che «mai la sua Giunta ha dato il via libera all’utilizzo dei fondi vincolati» che hanno determinato il primo dissesto finanziario; Nicola D’Agostino (alla guida dell’Ente tra il 2010 ed il 2015) chiarisce che «la lotta all’evasione, nel tentativo di far recuperare quattrini alle casse dell’Ente è stata messa in campo, ma molte cartelle sono tornate indietro»; Elio Costa (a capo dell’amministrazione tra il 2015 ed il 2019), ricorda di aver ereditato «una situazione già pesante, di aver mirato subito ai grandi debitori, tra cui il Ministero della Giustizia, riuscendo a far recuperare alle casse dell’Ente circa 1.9 milioni di euro».
Insomma, ciascuno si è prodigato per migliorare la situazione che invece è andata peggiorando, se è vero che l’Ente ha riconosciuto un debito di 34.6 milioni di euro nel dicembre 2019 e che la Corte dei Conti era arrivata a quantificare la massa passiva in 61.5 milioni di euro.

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