Non c’è pace per l’assessorato alle Politiche sociali di palazzo “Luigi Razza” guidato da Rosamaria Santacaterina, a seguito dell’estromissione di Franca Falduto. Tanto più dopo il verdetto del Tar, che ieri ha addirittura condannato il Comune perché «inadempiente» nei confronti di un minore con Disturbo nello spettro autistico, per il quale non è stato predisposto né attuato un Progetto di Vita individuale, l’ultima di una serie di iniziative non messe in campo.
Un progetto praticamente mai iniziato, per il quale erano previsti 100mila euro il primo anno, e 50mila in quello successivo. Non un caso isolato, peraltro, visto che non è andata meglio al progetto per i senza fissa dimora, a quello per gli ammalati di Alzheimer e perfino al progetto Home Care Premium, affossato o quasi dal Durc negativo. I soldi, invece, si sono sempre trovati e le procedure degli uffici e della dirigente Adriana Teti sono state rapidissime, quando c’è stato da assumere e retribuire, in questo delicato settore, consulenti ed esperti di varia natura reclutati con colloqui orali e con bandi quantomeno discutibili.
Ieri, però, dinanzi al verdetto dei giudici amministrativi, ad alzare nuovamente la voce, nel pomeriggio di ieri, sono state le tre consigliere che avevano ripetutamente sollevato il caso in Aula. Lorenza Scrugli, ex assessore alle Politiche sociali dell’esecutivo Costa, Elisa Fatelli (Gruppo Misto) e Laura Pugliese, appena entrata nel Partito democratico, non hanno esitato e dirsi «sconvolte e sconfortate» da un’attività, quella dell’assessorato alle Politiche sociali, «quanto mai superficiale, disattenta e inadeguata a fornire risposte idonee e a tutelare anche i più basilari diritti».
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