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Pizzo, Reppucci tira le somme del suo mandato: «Il dramma dei Comuni è l’evasione»

Antonio Reppucci

Antonio Reppucci, prefetto in quiescenza, in questi anni ha guidato la terna commissariale a Pizzo, dopo lo scioglimento del consiglio comunale per condizionamenti mafiosi.
Pensa di essersi esposto troppo in questi anni?
«Io vivevo a Pizzo, perché perché c’era tanto da fare e naturalmente avevo più esperienza. Forse il ministero mi impiegherà altrove e per la verità un paio di giorni fa ero stato interessato ma, per adesso ho declinato; propendo per un’esperienza diversa, che non sia più commissariale: l’ho fatto in varie sedi e chiudere a Pizzo sarebbe anche un grande onore. È una città in cui ho preso la residenza e che mi è rimasta nel cuore. Ma anche la più impegnativa e nella quale ho trasfuso passione ed entusiasmo cercando sempre il confronto con tutti. Certi confronti sono stati fecondi (toponomastica) in altri non ci siamo riusciti perché troppa distanza tra le parti che avevamo messo a un tavolo. È stata una bella esperienza: mi sono fidanzato con questa città e con le sue bellezze; e rimarrà sempre nel cuore. È come lasciare una fidanzata. Certo con qualcuno ho avuto anche qualche screzio e mi scuso se sono apparso troppo duro ed energico ma l’intento è stato sempre difendere Pizzo decantandone le bellezze».
La gestione del Comune napitino può essere equiparata ad altre?
«Ci sono aspetti comuni con Cariati, Rosarno e Gioia Tauro, per l’alto tasso di evasione. A Limbadi invece l’85-90% pagava le tasse. L’evasione è un comune denominatore, al pari della carenza strutturale comunale, sia quantitativamente che qualitativamente».

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